Il monte
Navért (o Navert) è una montagna dell'Appennino parmense al confine tra i comuni di Corniglio e
di Monchio delle Corti,
con un'altitudine di 1.654 metri s.l.m.. È uno spartiacque tra
la Val Parma a
ovest, la Val Bratica a
nord e la Val Cedra a
est.
Si
trova al disopra del passo della Colla (1.474 m), che collega Corniglio
con Monchio delle Corti.
Dal
versante nord nasce il torrente Bratica, che dopo circa 14 km
sfocia nel Parma, poco a nord di Corniglio.
Proprio
davanti al Navert si erge il monte Rocca
Pumacciolo e il Pumaccioletto. Appena più in la il crinale che fa da
spartiacque tra l’Emilia e la Toscana. Di la il Mare e spostate le Alpi Apuane.
Da come era cominciata, si doveva capire subito che
“non era giornata”,,ed era meglio fermarsi
in osteria e tirar sera mangiando, bevendo e cantando…
Da come è finita direi che, grazie a Dio, è andato
tutto bene, e alla fine ci siamo anche divertiti…
E’ stato un bel giro, anche se più faticoso del
previsto, e c’è stato qualche inconveniente…
Il Navert ha mantenuto le promesse, ci avevano detto
che era un bel giro…e se si guarda il giro in se è stato davvero bello e
spettacolare. Qualche momento di dura salita, qualche momento di discesa
tecnica…qualche momento di orienteering (non sempre andato a buon fine).
C’era stato tutto un giro di mail e di telefonate
con i ragazzi del CAI di Parma, e alla fine si era aggiunto anche mio fratello…
Al bar a Pilastro oltre a Flora e al sottoscritto,
ci siamo trovati con Daniela, Sara, Melissa e il buon Duccio. Di mio fratello
si è già detto…
Non c’è stato bisogno di presentazioni, in quanto
Danilo si è presentato in piena autonomia prima ancora che Flora ed io
arrivassimo all’appuntamento.
Prima di partire, Danilo mi annuncia che ha dei seri
problemi alla macchina….”Comincium ben”
Gli chiedo se vuole venire su con noi…c’è un po’ di
trambusto nel sistemare le bici ma si dovrebbe riuscire…
Serafico asserisce : “ce la dovrei fare”..
Così la piccola colonna mtbmunita parte da Pilastro
alla volta di Corniglio.
Alcuni automobilisti non proprio velocissimi, ci rallentano parecchio sulla strada montana, ma, alla fine arriviamo al Centro Parco di
Corniglio, dove rapidamente prepariamo mtb e bikers.
Accendo il navigatore e comincio a seguire la
traccia. La primissima parte di percorso è tutta dentro il bosco alla destra
della strada che mena al passo del Ticchiano. Una bellissima serie di
saliscendi nel bosco fresco.
La truppa, in fila ordinata, avanza allegra.
Arriviamo sulla strada del Ticchiano che percorriamo tranqulillamente sotto un
bel sole che scalda le nostre membra.Poi a Sivizzo, giriamo in mezzo al bel borgo in pietra e ci dirigiamo verso il cimitero. Non è una bella direzione…ma il sentiero va di la…
Appena passato il camposanto il sentiero inizia una
bella discesa. In bella fila il gruppetto, scende velocemente sul sentiero
leggermente sconnesso.
Ora pedaliamo nel bosco al fresco della rugiada
ancora ben presente sull’erba. Guadiamo un paio di piccoli rigagnoli bagando
bici e gambe. Ora una robusta salita sulla terra ancora umida. A qualcuno
scivolano le ruote, ma non fa niente, saliamo tutti in allegria.
Usciamo ed entriamo dal bosco…
Tutto sembra andare benissimo, quando…
Ero ormai sul colmo di una salita quando sento Flora
che mi chiama a gran voce…
Sbuffando torno indietro di qualche metro….
“Danilo ha un problema” vocia Flora da la sotto….
Scendo veloce e quello che si presenta ai miei occhi
mi manda in agitazione.
La catena di Danilo è un bel nodo da alpinismo e nel
mezzo c’è il cambio posteriore.
Ha rotto il forcellino. Gli chiedo se ne ha uno di
ricambio….
Davanti alla sua faccia stranita capisco che non ce
l’ha….
Chiedo a Melissa che ha una bici uguale…ce l’ha….a
casa…
Tombola!
Cosa facciamo? Siamo a 2 o 3 km da Corniglio…
Decisione presa velocemente…smaglio la catena, libero il cambio e con il nastro
isolante di Duccio lo fisso alla forcella posteriore…ora la bici può essere
spinta in salita e può correre in discesa… Danilo a malincuore ci lascia e
rientra alla macchina…Se non fossimo così vicini…se Danilo non fosse un fidato
e bravo escursionista, non lo lascerei andare solo…
Ci salutiamo e sono triste mentre il fratellino si
incammina…
Il gruppo per un attimo in silenzio riparte…
Mentre la favella ritorna mi ritrovo davanti un
nuovo problema…
Il sentiero è sbarrato da una frana davvero grande e
apparentemente recentissima…
Do una occhiata rapida e valuto che si possa passare
senza troppe problematiche.
Parto con la bici a traino cercando la via migliore
per arrivare di la…
Non è proprio così facile. Molti massi sono poco
stabili e si muovono sotto i miei piedi. I tacchetti per l’attacco spd
scivolano sulle rocce rese viscide dall’umidità del bosco…
Porto la mia Scott al sicuro e aiuto Daniela a
portare la sua. Poi risalgo sui sassi e aiuto Duccio, Melissa, Sara e Flora
allo scavalcamento. Più rimango sulla frana e più mi preoccupo e penso che non
sia stata una gran cosa attraversarla…Sopra di noi dalla costa della montagna
c’è parecchia roba ancora appesa…e sotto i nostri piedi si muove troppa roba…
Ma ormai siamo passati, è fatta…
Anzi ci facciamo una bella foto di gruppo…e
ripartiamo….
Con la testa che vagola da qualche parti mi avvio
prima degli altri per vedere se avanti a noi ci sono altre sorprese….
Guardo il navigatore, la strada scende leggermente,
accendo la Gopro, e mentre riappoggio la mano sul manubrio, un sasso
(probabilmente) maligno, mi toglie l’appoggio e…non c’è speranza, vado per
terra…
Una “strenga” orrenda sul casco…e mi sento il collo indolenzito. Mi
rialzo in fretta e comincio a riassettarmi. Sono frastornato…
Intanto arrivano gli altri…Flora vede il mio
navigatore sul sentiero…mi chiede cosa sia successo…
Niente, sono caduto….
Per non fare preoccupare Flora, ma anche gli altri,
faccio finta di niente, mi rimetto in sella e riparto. Sembra tutto ok, al
netto del mal di collo, ma non sembra niente di serio. Non mi gira la testa.
Scombussolato, ma sembra tutto ok…
Pedalando pedalando arriviamo alla località di
Casalino e iniziamo la risalita verso Casarola e Riana..
Gli inconvenienti fin’ora capitati ci hanno fatto
perdere tanto tempo, abbiamo fatto pochissima strada ed è ancora tutto da fare.
Considerando che la salita verso il Navert è ancora tutta da pedalare, non andiamo
molto bene… Sono da solo, qualche metro davanti al gruppo. Sono solo col
mio collo, dietro sento chiacchierare Flora con le altre ragazze, e la limpida
voce di Sara che è sempre incredibilmente positiva ed allegra. La cosa mi da
fiducia e mi incentiva parecchio.
Passiamo nel bosco di castagni dove ci sono i
“metati” restaurati e resi abitabili (su richiesta). Siamo alle porte di
Casarola.
La traccia mi porterebbe ancora nel bosco…ma per
velocizzare le cose attraverso Casarola e vado direttamente verso Riana.
I borghi in pietra sono sempre bellissimi e
andrebbero maggiormente valorizzati.
I luoghi del poeta Attilio Bertolucci sono
affascinanti e coinvolgenti.
Ora comincia la salita vera e propria verso il
Navert.
Nel frattempo mi arriva una chiamata di Danilo (che
sta andando verso casa). Preoccupato mi dice che nella concitazione del guasto
al forcellino ha perso il navigatore…Tombola!!!
Siamo ormai lontani da Sivizzo….tornerò alla fine
dell’escursione a cercarlo…o torneremo domani insieme….
Ma porca l’oca!!!
Fa niente…le voci di Flora e Sara, sempre allegre mi
confortano e mi spingono ad andare avanti.
Più silenziosa Melissa…più riflessiva
Daniela….Duccio, una presenza logica e rassicurante.
Siamo su una strada bianca piuttosto comoda, che
sale dolce dolce verso la montagna che è ancora la in fondo.
Incontriamo una anziana signora che è stata a
funghi… dice di non aver trovato un gran che…
Forse si riferisce ai porcini…perché nella borsa di
roba ce n’è, non poca. Probabilmente sono funghi di minor valore e/o bontà.
Chiacchieriamo un po’, ci racconta di figli e nipoti e ci dice che la strada è
dura e brutta….comincia a predire che non arriveremo ecc..ecc…
Scopriamo che abita a Medesano….Salutiamo e andiamo
abbiamo tanta strada da fare…
I chilometri sono assai lunghi, ma passano.
Passiamo
davanti ad un faggio secolare (la Fagia ‘d Togno)D’improvviso usciamo dal bosco e ci troviamo su un bel crinaletto. La strada bianca finisce e si trasforma in una bella carrareccia… Siamo sopra i 1400 metri e lo sguardo spazia sulle vallate circostanti. Le nuvole che vanno e vengono danno una grande vivacità all’ambiente.
Sulla salita che porta a Pian del monte, una volpe
stupenda, pochi metri davanti alle mie ruote , attraversa il
sentiero…stupenda…una coda bella gonfia, lunga…andatura felpata…da volpe…
Sono visioni che danno coraggio e allegria.
Continuiamo a pedalare con vigore sul sentiero che
ora si arma di pendenze prepotenti…
Arriviamo a Pian del Monte..
Una bella spianata, con rari faggi e una grossa
pozza nel mezzo….
Ancora qualche metro e poi… poi ci ritroviamo
davanti ad uno spiazzo nel bosco dove non distinguiamo sentieri pedalabili…La
traccia mi manda dritto…verso al verticale …ci sono i segni CAI. Vado avanti da
solo, per verificare la correttezza della traccia… proprio così… si va su
dritti…C’è poco da fare, bici in spalla e su…Un bel portage…
Pochi minuti, poca strada…ma dura.
Saliamo sbuffando, ci fermiamo un attimo a tirare il
fiato. Ne approfitto per scattare quache foto ai faggi di crinale. Sono contorti come anime in pena.
Argentati, piegati dal vento, resistono comunque ancorati al terreno. Sono
alberi bellissimi, sembra abbiano un’anima…sembrano parlarti con le pieghe del
tronco.
Ora il sentiero scende un attimo prima dell’ultimo
strappo.
Lo stupendo slalom fra i faggi in discesa dura poco.
Il single track si impenna cattivo e ci costringe ancora a spingere. Lasciamo
passare un motociclista che forte sel suo motore sale agile…guastando tutta
l’atmosfera.
E’ una cosa ben strana….che nell’area del Parco dei
100 laghi si possa girare in moto, o peggio (come abbiamo visto sotto) in fuori
strada o quad…
Usciamo dagli ultimi faggi ed entraiamo nello
splendido prato sommitale…il posto lo riconosco bene…
Pedaliamo gli ultimi metri emozionati come bimbi…
Finalmente in vetta.
Davanti a noi lo stupendo spartiacque appenninico.
Riconosco ad uno tutti i monti che hanno visto le mie prime uscite di
escursionista con la mitica APEA (associazione periti escursionisti e
aggregati). Laggiù il Sillara dove sono stato mille volte con l’amico Rodolfo
con gli sci.
Ora sono qui con la mia mtb, con la moglie e con un
gruppo di amici…nuova vita, nuove avventure da raccontare.
Quanti ricordi ed emozioni suscita questo
meraviglioso colpo d’occhio….
Scattiamo
alcune foto ricordo,
scendiamo di qualche metro per metterci a riparo dall’aria
fresca e provvediamo a mettere qualcosa nello stomaco.
Nuvoloni poco simpatici che coprono alla nostra
vista il Marmagna e l’Orsaro, l’orologio tiranno, fanno si che si possa
lasciare poco tempo alla poesia e alla sosta rigenerante e si debba cominciare
a scendere. Dovremmo fare abbastanza presto, la strada non è tanta e
soprattutto è in discesa. Non ricordo difficoltà terribili….
Intanto che gli amici si preparano do una occhiata
in giro per trovare la migliore via di discesa. Vedo bene il sentiero che
dovremo seguire. Per prati morbidi e muschiosi lo raggiungo facilmente.
In pochi attimi sono sceso parecchio. Gli amici sono
dei puntoli vocianti la sopra. Faccio segno dove passare e li aspetto in punto
comodo per tutti.
Riunito il gruppo partiamo per la discesa.
Il single track è davvero divertente. La tracciola è
ben evidente, impegnativa quanto basta per dare un po’ di pepe alla discesa, ma
niente di particolarmente crudo.
Vado avanti seguendo la traccia e i segni sugli
alberi e sui sassi.
La segnaletica non è numerata, non ci sono cartelli
esplicativi, e i segnavia sono assai sbiaditi e non eccessivamente evidenti.
Per noi che siamo in bici sono difficili da vedere e seguire. Non essendo assi
della mtb dobbiamo tenere gli occhi sul sentiero per non rischiare cadute poco
simpatiche…
Ma anche per l’escursionista scarponi-dotato, in
caso di nebbia la discesa potrebbe presentare qualche problema.
La discesa continua bene…Qualche centinaio di metri
e mi fermo a riunire il gruppo…
Fino a che entro in un gruppo di alberi con molta
rottura di legna per terra.
Il sentiero non presenta curve….la traccia nemmeno,
ma istintivamente seguo il sentiero più largo che piega leggermente a destra e
fa un tornante proseguendo in senso opposto alla nostra direzione.
Non “mangio la foglia” immediatamente. Un po’ il
ritardo del segnale del navigatore, un po’ che vedo la traccia bella dritta
sempre davanti a me (i sentieri sono quasi sovrapposti al netto della quota) mi
accorgo troppo tardi che siamo fuori traccia. Non ci sono nemmeno più i pochi
segni CAI…
Mi consulto con Duccio che ha il navigatore sulla
via migliore da seguire. Lavorando sulle cartine del Garmin vedo che possiamo
rimetterci in traccia più a valle tagliando il pendio.
La cosa migliore sarebbe risalire spingendo il paio
di tornanti e riprendere il sentiero…ma possiamo farcela anche così…mal che
vada finiamo a Monchio.
Cominciamo così l’inseguimento della traccia per
sentieri successivi.
Un po’ scendiamo un po’ traversiamo. La traccia
originale sembra fuggire, sembra scappare.
Quando sembra alla nostra portata, il nostro
sentiero devia quel tanto che basta…
Poi le tracce diventano parallele…
La nostra non è una discesa ma un susseguirsi di
traversi con parecchi passaggi fangosi in buche
generate da trattori e dalle
moto…Strappi cattivi (anche se brevi) stanno minando il nostro morale.
Il vociare delle ragazze è calato di volume. Un po’ la tensione un
pòla stanchezza, un po’ l’incertezza fanno si che le conversazioni si svolgano
tra Duccio e me, per la consultazione delle mappe.
Ormai ci siamo, la traccia è appena li, anche
ingrandendo la scala del garmin, sembra che siamo a pochi metri,
siamo sulla
ippovia (segnata in giallo-blu e cartelli rossi…un po’ sbiaditi). Arriviamo ad
un grande bivio…trivio…incrocio stradale…. La via che dovremmo seguire presenta
uno strappo cattivissimo sulla nostra sinistra. Il morale della truppa è basso
e la voglia di salire non è al massimo….cosa ce ne saranno ancora di strappi
del genere da fare?
Con Duccio mettiamo in pista altre alternative…
Vediamo che se proseguiamo in un certo modo dovremmo
approdare poco sotto il Ticchiano dalla parte di Monchio…
Ok, dal passo del Ticchiano fino a Casarola, poi, è
tutta discesa….
Vada per di qui…
Risollevato il morale generale continuiamo la nostra
discesa.
La tranquillità dura poco. Dopo una pozza enorme in
cui entrando rischio di affondare miseramente (come la C.Concordia davanti al
Giglio) si presenta ancora un incrocio da nervoso.
Purtroppo il gps ha un difetto terribile. Quando ti
fermi la mappa gira a piacimento suo…e diventa difficile capire bene la strada
da prendere. La nostra traccia è lontana e inservibile….
Ci accorgiamo troppo tardi che abbiamo preso la via
sbagliata….
Stiamo scendendo troppo e troppo velocemente….
Sotto di noi Monchio delle Corti appare nettamente…
Sbuchiamo in un piccolo nucleo abitato davvero
carino alla periferia del paese….e quando arriviamo in strada la segnaletica
stradale ci segnala km1…della via Monchio-Corniglio.
Arrivare al Ticchiano mancano un bel 5 km….
Iniziamo la lenta risalita su asfalto. Le gambe
cominciano ad accusare la fatica.
Duccio imperterrito mi descive la strada che conosco
poco….sembra bel riposato e tranquillo.
Le ragazze salgono un po’ più lentamente ma salgono.
I nuvoloni maligni che prima avvolgevano il Marmagna
e l’Orsaro si sono spostate sopra Monchio e comincia a cadere qualche
gocciolina. Ora, che a quest’ora si annuvoli è abbastanza normale…ma che piova
quando le prev davano cielo assolutamnente terso, mi sta un po’ in quel posto. Ci
mancherebbe solo questo….
Fortunatamente è solo qualche goccia che ci
rinfresca un po’….
L’umidità è degna della pianura padana.
I km sono pochi ma non si arriva mai. In realtà non
c’abbiamo messo una vita….ma la tensione e la voglia di arrivare provocano la
sensazione terribile della dilatazione del tempo.
Duccio e d io arriviamo al Ticchiano qualche minuto
prima delle ragazze, che arrivano con Flora che mi “giacca” orribilmente per
non averle aspettate….
“Ma vi sentivo chiacchierare!” mi giustifico timidamente….
Avrei voglia di prendere il sentiero per Ballone e
rientrare di la…ma l’ora ormai tarda e la stanchezza generale mi fanno optare
per una veloce discesa per strada. Per oggi di avventure ne abbiamo avute
abbastanza….
Dal passo del Ticchiamo a Corniglio non è tutta
discesa, ma ce n’è tanta,
alla fine facciamo abbastanza presto e anche se
l’ultima salita (quella per arrivare al Centro Parco) ci pare durissima, alla
fine siamo alle macchine. Mtb e bikers sono indecentemente sporchi…un bel
gruppo di cinghiali !! nella nostra migliore tradizione.
Carichiamo in macchina Mtb e bikers e ci lasciamo
dopo i necessari saluti, baci e abbracci…
(giuro…Duccio l’ho solo salutato…niente baci)
Ma per me l’avventura non è ancora finita…
Devo vedere se riesco a recuperare il Garmin che
Danilo a perso stamattina..
Sivizzo è proprio li dietro….
Parcheggio la macchina dove non da fastidio e lascio
Flora di guardia.
Parto di passo svelto e un po’ di corsa….Passo il
primo guado, il secondo, la salita….ed ecco il sasso dove Danilo ha rotto il
forcellino. Guardo e frugo, li intorno…niente….
Vado avanti un po’…ricerco e rifrugo….niente.
Sarà passato qualcuno e vedendolo avrà
pensato….questo è mio….
Con questi pensieri mi accingo a rientrare alla
macchina. Continuo a non togliere lo sguardo da terra…e vedo un robo strano per
terra….è il Garmin di Danilo…ormai scarico….
Tutto è bene quel che finisce bene….
La giornata era cominciata assai male….e per fortuna
è finita assai bene….Alla fine abbiamo fatto un bel giro, il collo fa male fino
la e abbiamo ritrovato il navigatore….
Telfoniamo la lieta novella al fratello preoccupato
e ci avviamo verso casa.
Abbiamo una fame blu….
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