giovedì 6 novembre 2014

M.A.M. (Marmagna All Mountain) 2014

Flora ormai presa nel gorgo (pericolosssimo) della mtb parte in quarta (ormai si parla di sesta…per le macchine…per le mtb le combinazioni sono tante) e comincia a tempestarmi con la richiesta di partecipare alla manifestazione organizzata dai ragazzi del Ciclo escursionismo del CAI di Parma. Si è accordata con una sua amica di corso per formare una coppia tutta femminile.
Molto bene.
Da parte mia mi sono accordato con mio fratello (il mitico Danilo…detto il piccolo) per una partecipazione all’ insegna della più completa goliardia. Non siamo pedalatori velocissimi e per noi l’unica speranza di una partecipazione dignitosa era quella di buttarla…sul ridere.
Volevamo chiamarci… “prima e dopo la gara”…con riferimento alle diverse dimensioni fisiche fra noi…ho anche acquistato (all'uopo) una bella maglia da mtb con il disegno dello scheletro per evidenziare le mie ridotte dimensioni….
La partecipazione alla manifestazione richiedeva, fra le altre cose, l’utilizzo del gps su cui doveva essere inserito il file gpx del percorso, scaricabile dal sito del CAI di Parma.
L’organizzazione aveva anche pensato ad una prova di meccanica (per sgranare il gruppo già alla partenza) .
Ora…le ragazze non erano dotate di gps, e l’idea di mettere mani sulla bici le spaventava un po’.
Dopo un consiglio famigliare veloce… Danilo ed io ci siamo offerti di aiutare la coppia di giovani, simpatiche e belle pulzelle prima e durante la manifestazione.
Ridere per ridere…andava benissimo così.
I giorni prima della “gara” vedevano il maltempo schiaffeggiare il nostro alto appennino, e, le perplessità sulla partecipazione alla manifestazione serpeggiavano in casa.
La tensione si stempera un po’ quando le previsioni cominciano a migliorare…
Ci iscriviamo per tempo, incrociando le dita….
All’ultimissimo momento l’amica di Flora è costretta a dare forfait…
Cosa facciamo?
Boh!
Andiamo alla partenza un po’ prestino e vediamo, qualcosa, i nostri amici del CAI escogiteranno, magari c’è qualche altra ragazza sola che vorrebbe partecipare…chissà…
La mattina della gara il cielo si presenta in tutto il suo azzurro, solo un vento curioso si mantiene in quota…
La cosa non mi piace…
C’è sempre il rischio del famoso “cappello” sulla zona di crinale e immediatamente sottostante….
Quando arriviamo in vista del crinale appenninico i miei timori si materializzano. Un cuscino di nuvole si appoggia mollemente sui monti coprendo amorevolmente le cime.
Pazienza, l’importante è che non piova…tutto sommato sulla cima del Marmagna ci dovremo arrivare a piedi…possibilmente di corsa….
Ricapitolando…la manifestazione dovrebbe essere così congegnata.
Partenza di corsa dal rifugio Lagdei fino ad un punto X dove saranno posizionate le bici con qualcosa di smontato…da rimontare…
Poi ci sarà da pedalare come da traccia gps e ogni tot dovremmo trovare un punto particolare (tipo lanterna da orienteering) da fotografare.
Giunti al Lago Santo dovremo abbandonare le bici in un posto presidiato e risalire fino alla cima del monte Marmagna di corsa (o come si riesce) e ridiscendere…prelevare la bici e scendere dal bel sentiero delle Carbonaie. Alla fine di questo ci sarà l’arrivo. Il rientro a Lagdei, dove verranno verificati i Way Point, potrà essere fatto in tutta tranquillità…
Bene…
Arriviamo a Lagdei in tempo utile e cominciamo a cercare di sistemare la situazione di Flora, momentaneamente “scoppiata”.
Gira e rigira, non si trova nessuna per gareggiare con Flora.
Danilo ed io ci guardiamo in faccia…
…che problema c’è... la gara la facciamo in tre!
Allarghiamo la squadra….allarghiamo la famiglia…
Poi i giudici faranno le loro valutazioni…. Siamo arrivati fin qui…e il percorso lo facciamo tutti e TRE.
A questo punto piazziamo le bici nel prato antistante il bosco, e smontiamo le ruote come ci “intimano” i giudici. Poi torniamo al rifugio dove iniziano i “riti” della partenza.

Un necessario breafing catalizza l’attenzione di un bel numero di partecipanti.


Poi, tutti tesi ai nastri di partenza.
Al via parto blando blando, e mi ritrovo solo soletto in fondo al gruppo…

Sembrano tutti ai 100 piani delle olimpiadi. Io che ho sempre corso veloce…mi sono ritrovato bell’ultimo in fondo al gruppo. Danilo e Flora mi hanno staccato di brutto e sono già all’opera nel rimontaggio delle ruote.

Non ho mai avuto problemi nel rimontare le ruote ma, questa volta, la ruota davanti non ne vuole sapere di sistemasi al suo posto….In verità la ruota che ho portato non è quella originale della mi a Scott. E’ quella della Merida…che ha un paio di boccole tenute da un OR…con il cambio di temperatura evidentemente si sono allentati e non ne vogliono sapere di stare al loro posto.
Grazie al dito santo di Danilo che me li tiene fermi riesco a sistemare la ruota e, finalmente partiamo, discretamente in fondo al gruppo…
Meglio così…   


Il percorso comincia, giusto per scaldare le gambe, in falso piano, poi lasciamo il sentiero principale e cominciamo a scendere verso la Vezzosa lungo un trattuto abbastanza movimentato con curve strette, gradini e radici. Scendiamo in sicurezza ma decisi. Danilo se la cava bene nonostante abbia solo una front e anche Flora scende bene. Si vede bene che ha la forza della determinazione.
Mentre scendo devo tenere d’occhio anche il navigatore per non sbagliare strada ai frequenti bivi che ci si presentano davanti. Nel bosco il segnale del navigatore è meno preciso e ho una leggera discrepanza tra la traccia reale e quella teorica. Dopo una piccola incertezza (che non ci fa perdere troppo tempo) iniziamo a scendere lungo un ampia carraia costellata di sassi smossi. L’andatura aumenta ma non troppo. Passiamo un ciclista che sta armeggiando con la propria mtb e proseguiamo uniti verso il basso.
Fin qui tutto bene.
Al ponte del Cogno deviamo un attimo in direzione Bosco di Corniglio e subito dopo deviamo su una stradina secondaria in salita.
Comincia la lunga risalita  verso i prati del Monte Tavola. Dopo aver scavalcata un sbarra e aver fotografato la prima “lanterna” riprendiamo la marcia in salita.

L’asfalto lascia il posto al ghiaino sulla via che continua a salire dolcemente.

Man mano che aumentiamo di quota si apre la visuale sul crinale e sulla verde vallata.
Il criinale, sempre coperto di nuvoloni dispettosi, offre la possibilità di foto davvero suggestive con giochi di colori e di luci davvero notevoli. La marcia non è velocissima, cosicchè riesco a scattare anche qualche foto interessante.
La nostra andatura lenta ma costante ci ha permesso di raggiungere una coppia che sta faticando.
Quando giriamo seccamente a destra verso i prati del Tavola, la via si impenna decisamente e la pedalata si fa faticosa. Flora con caparbietà e tenacia non molla e sale, lentamente ma sale.
La strada bianca diventa carraia e poi battuto erboso.
Al secondo posto di controllo tiriamo il fiato un attimo e
…ripartiamo spingendo…
Dobbiamo superose una balza ripida e fangosa.
Poi riusciamo a ricominciare a pedalare su una tracciola in mezzo ai prati.
Panorama e sensazioni davvero belli.
Dopo un primo tratto di tranquillo saliscendi una rampa davvero ripida ci costringe ad un momento di spinta delle bici.
Poi una bella discesa fra prati e cavalli, infine il passaggio di un “cancello” mette in evidenza l’efficienza della collaborazione della “famiglia allargata”. Un fratello di qua e uno di la dalla barriera fanno passare le mtb e, in pochi attimi siamo pronti alla ripartenza.
Un simpatico tratto di sentiero boschivo ci porta alla Bocchetta del Tavola dove è sistemato il punto 3.
Ora ci aspetta un tratto di discesa abbastanza impegnativo.
La pendenza, i sassi smossi, i rami sparsi, ma soprattutto il fango, ci impegnano per bene.
Scendiamo in sicurezza, senza velocità ma con decisione, e passiamo indenni il tratto più complicato. Siamo solamente sporchi di fango…e speriamo solo di quello.
Il successivo incontro con bovidi curiosi e perplessi mi fa temere che il fango da poco pestato…non sia proprio solo fango…
Ma la tensione della discesa ci fa restare concentrati e reattivi.
Siamo su una variante che  taglia la costa della montagna, a volte scorrevole a volte impervia,
e ci riporta sul sentiero 723.
Saliamo ora lungo una bellissima via (a volte un po’ esposta) che ci porterà a Ponte Rotto.
Salire pedalando è abbastanza duro, e in alcuni tratti la via si fa abbastanza tecnica e l’esposizione è abbastanza evidente.
  Quindi qua e la, prudentemente, scendiamo e spingiamo, o portiamo le bici a spalla. Danilo è una forza della natura e fa l’andatura senza apparente sforzo, Flora se la cava egregiamente.
Attraversiamo Ponte Rotto
e iniziamo la risalita verso il Lago Santo
. Questo tratto è assai sconnesso con pendenze non di poco conto. Non ci resta che spingere. Danilo spinge la bici, Flora ed io ce la carichiamo in spalla e camminiamo più spediti.
Nel frattempo raggiungiamo un’altra coppia di amici.
Faticando, ma col sorriso sulle labbra (ci stiamo divertendo molto) saliamo salutando e chiacchierando con tutti quelli che incontriamo.
Al Lago Santo  depositiamo le bici e iniziamo il tratto a piedi.
  Mi attardo un attimo perché devo cambiare le scarpe, ma raggiungo ben presto il resto della “famiglia”.
Al rifugio Mariotti sostiamo un momento
per buttare giù un tè caldo e con l’occasione mi faccio anche una banana. Lo stomaco comincia a reclamare viveri e tento di calmarlo così.
Le nuvole e il vento forte in quota ha consigliato l’organizzazione di abbreviare la salita. Il punto di svolta è stato spostato alla sella del monte Marmagna. Ci risparmiamo così un 150 m di quota… bene!
Mentre saliamo incontriamo diverse copie già in fase di discesa…e qualcuno ci dice che i primi sono passati a recuperare le bici ancor prima che noi arrivassi mo al “deposito”…figu!!
In ogni caso, pestiamo sulle nostre gambe imponendoci un buon ritmo di salita.


I ragazzi la in alto sono sottoposti a condizioni davvero fastidiose, nonostante questo ci accolgono ( noi che siamo fra gli ultimi) con tante feste ed incoraggiamenti. Grazie ragazzi!
Dopo le formalità di rito riprendiamo la discesa cercando di non scivolare sui sassi e sull’erba resi viscidi dall’umidità.


Di ritorno al Mariotti facciamo un’altra sosta per bere e mangiare qualcosa (un’altra banana…ho fame!) e corriamo a recuperare le bici.
Ho sempre il problema del cambio delle scarpe, quindi mando avanti Danilo e Flora…li raggiungerò poi. Il tratto in riva al lago e fino all’inizio del sentiero delle Carbonaie lo dobbiamo necessariamente percorrere spingendo le bici (traffico pedonale intenso).
Onestamente non vedo come altro avremmo potuto fare, vista la conformazione del sentiero.
Più in la alterniamo qualche breve tratto in sella…poi finalmente la agognata discesa finale.
Il sentiero delle carbonaie, tutto racchiuso nel bosco, è bellissimo e davvero scorrevole. Qua e la qualche piccolo tratto tecnico ci impegna un attimo
. Ma è solamente per tenere alta l’attenzione.
Davvero divertente!
La in fondo al veloce sentiero ci attende l’arrivo.
Per cavalleria facciamo andare avanti Flora che si è guadagnata di arrivare davanti a noi.
Finalmente sulla strada Cancelli-Lagdei rallentiamo e arriviamo al rifugio con santa tranquillità.
Mostriamo ai giudici le “timbrature” ai CK point e andiamo andiamo a cambiarci.
Poi le premiazioni.
Ci sono premi per tutti…
Purtroppo Flora, pur essendosi classificata benissimo (come donna) era sola e quindi non è in classifica…Danilo ed io (come uomini) siamo decisamente indietro, ma…hanno pensato anche a noi.
La “famiglia allargata” viene premiata riccamente.
Sono contento soprattutto per Flora che ha profuso tutte le forze a disposizione per una prestazione davvero ottima.
Mangiamo polenta e sugo due fette di salame e un po’ di parmigiano, beviamo un bicchiere di vino… e cominciamo le operazioni di rientro a casa.
Gran bella giornata!!!

Ho realizzato anche il filmato del nostro percorso ed è visibile al seguente indirizzo:   

https://www.youtube.com/watch?v=obLFhukWIS4&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA

giovedì 18 settembre 2014

Navert Adventures

Il monte Navért (o Navert) è una montagna dell'Appennino parmense al confine tra i comuni di Corniglio e di Monchio delle Corti, con un'altitudine di 1.654 metri s.l.m.. È uno spartiacque tra la Val Parma a ovest, la Val Bratica a nord e la Val Cedra a est.
Si trova al disopra del passo della Colla (1.474 m), che collega Corniglio con Monchio delle Corti.
Dal versante nord nasce il torrente Bratica, che dopo circa 14 km sfocia nel Parma, poco a nord di Corniglio.
Proprio davanti al Navert si erge il monte  Rocca Pumacciolo e il Pumaccioletto. Appena più in la il crinale che fa da spartiacque tra l’Emilia e la Toscana. Di la il Mare e spostate le Alpi Apuane.

Da come era cominciata, si doveva capire subito che “non era giornata”,,ed era meglio fermarsi  in osteria e tirar sera mangiando, bevendo e cantando…
Da come è finita direi che, grazie a Dio, è andato tutto bene, e alla fine ci siamo anche divertiti…
E’ stato un bel giro, anche se più faticoso del previsto, e c’è stato qualche inconveniente…
Il Navert ha mantenuto le promesse, ci avevano detto che era un bel giro…e se si guarda il giro in se è stato davvero bello e spettacolare. Qualche momento di dura salita, qualche momento di discesa tecnica…qualche momento di orienteering (non sempre andato a buon fine).

C’era stato tutto un giro di mail e di telefonate con i ragazzi del CAI di Parma, e alla fine si era aggiunto anche mio fratello…
Al bar a Pilastro oltre a Flora e al sottoscritto, ci siamo trovati con Daniela, Sara, Melissa e il buon Duccio. Di mio fratello si è già detto…
Non c’è stato bisogno di presentazioni, in quanto Danilo si è presentato in piena autonomia prima ancora che Flora ed io arrivassimo all’appuntamento.
Prima di partire, Danilo mi annuncia che ha dei seri problemi alla macchina….”Comincium ben”
Gli chiedo se vuole venire su con noi…c’è un po’ di trambusto nel sistemare le bici ma si dovrebbe riuscire…
Serafico asserisce : “ce la dovrei fare”..
Così la piccola colonna mtbmunita parte da Pilastro alla volta di Corniglio.
Alcuni automobilisti non proprio velocissimi, ci rallentano parecchio sulla strada montana, ma, alla fine arriviamo al Centro Parco di Corniglio, dove rapidamente prepariamo mtb e bikers.
Accendo il navigatore e comincio a seguire la traccia. La primissima parte di percorso è tutta dentro il bosco alla destra della strada che mena al passo del Ticchiano. Una bellissima serie di saliscendi nel bosco fresco.
La truppa, in fila ordinata, avanza allegra. Arriviamo sulla strada del Ticchiano che percorriamo tranqulillamente sotto un bel sole che scalda le nostre membra.
Poi a Sivizzo, giriamo in mezzo al bel borgo in pietra e ci dirigiamo verso il cimitero. Non è una bella direzione…ma il sentiero va di la…
Appena passato il camposanto il sentiero inizia una bella discesa. In bella fila il gruppetto, scende velocemente sul sentiero leggermente sconnesso.
Ora pedaliamo nel bosco al fresco della rugiada ancora ben presente sull’erba. Guadiamo un paio di piccoli rigagnoli bagando bici e gambe. Ora una robusta salita sulla terra ancora umida. A qualcuno scivolano le ruote, ma non fa niente, saliamo tutti  in allegria.
Usciamo ed entriamo dal bosco…
Tutto sembra andare benissimo, quando…
Ero ormai sul colmo di una salita quando sento Flora che mi chiama a gran voce…
Sbuffando torno indietro di qualche metro….
“Danilo ha un problema” vocia Flora da la sotto….
Scendo veloce e quello che si presenta ai miei occhi mi manda in agitazione.
La catena di Danilo è un bel nodo da alpinismo e nel mezzo c’è il cambio posteriore.
Ha rotto il forcellino. Gli chiedo se ne ha uno di ricambio….
Davanti alla sua faccia stranita capisco che non ce l’ha….
Chiedo a Melissa che ha una bici uguale…ce l’ha….a casa…
Tombola!
Cosa facciamo? Siamo a 2 o 3 km da Corniglio… Decisione presa velocemente…smaglio la catena, libero il cambio e con il nastro isolante di Duccio lo fisso alla forcella posteriore…ora la bici può essere spinta in salita e può correre in discesa… Danilo a malincuore ci lascia e rientra alla macchina…Se non fossimo così vicini…se Danilo non fosse un fidato e bravo escursionista, non lo lascerei andare solo…
Ci salutiamo e sono triste mentre il fratellino si incammina…
Il gruppo per un attimo in silenzio riparte…
Mentre la favella ritorna mi ritrovo davanti un nuovo problema…
Il sentiero è sbarrato da una frana davvero grande e apparentemente recentissima…

Do una occhiata rapida e valuto che si possa passare senza troppe problematiche.
Parto con la bici a traino cercando la via migliore per arrivare di la…
Non è proprio così facile. Molti massi sono poco stabili e si muovono sotto i miei piedi. I tacchetti per l’attacco spd scivolano sulle rocce rese viscide dall’umidità del bosco…
Porto la mia Scott al sicuro e aiuto Daniela a portare la sua. Poi risalgo sui sassi e aiuto Duccio, Melissa, Sara e Flora allo scavalcamento. Più rimango sulla frana e più mi preoccupo e penso che non sia stata una gran cosa attraversarla…Sopra di noi dalla costa della montagna c’è parecchia roba ancora appesa…e sotto i nostri piedi si muove troppa roba…
Ma ormai siamo passati, è fatta…
Anzi ci facciamo una bella foto di gruppo…e ripartiamo….

Con la testa che vagola da qualche parti mi avvio prima degli altri per vedere se avanti a noi ci sono altre sorprese….
Guardo il navigatore, la strada scende leggermente, accendo la Gopro, e mentre riappoggio la mano sul manubrio, un sasso (probabilmente) maligno, mi toglie l’appoggio e…non c’è speranza, vado per terra…
Una “strenga” orrenda sul casco…e mi sento il collo indolenzito. Mi rialzo in fretta e comincio a riassettarmi. Sono frastornato…
Intanto arrivano gli altri…Flora vede il mio navigatore sul sentiero…mi chiede cosa sia successo…
Niente, sono caduto….
Per non fare preoccupare Flora, ma anche gli altri, faccio finta di niente, mi rimetto in sella e riparto. Sembra tutto ok, al netto del mal di collo, ma non sembra niente di serio. Non mi gira la testa. Scombussolato, ma sembra tutto ok…
Pedalando pedalando arriviamo alla località di Casalino e iniziamo la risalita verso Casarola e Riana..
Gli inconvenienti fin’ora capitati ci hanno fatto perdere tanto tempo, abbiamo fatto pochissima strada ed è ancora tutto da fare. Considerando che la salita verso il Navert è ancora tutta da pedalare, non andiamo molto bene… Sono  da solo, qualche metro  davanti al gruppo. Sono solo col mio collo, dietro sento chiacchierare Flora con le altre ragazze, e la limpida voce di Sara che è sempre incredibilmente positiva ed allegra. La cosa mi da fiducia e mi incentiva parecchio.
Passiamo nel bosco di castagni dove ci sono i “metati” restaurati e resi abitabili (su richiesta). Siamo alle porte di Casarola.
La traccia mi porterebbe ancora nel bosco…ma per velocizzare le cose attraverso Casarola e vado direttamente verso Riana.
I borghi in pietra sono sempre bellissimi e andrebbero maggiormente valorizzati.
I luoghi del poeta Attilio Bertolucci sono affascinanti e coinvolgenti.
Ora comincia la salita vera e propria verso il Navert.
Nel frattempo mi arriva una chiamata di Danilo (che sta andando verso casa). Preoccupato mi dice che nella concitazione del guasto al forcellino ha perso il navigatore…Tombola!!!
Siamo ormai lontani da Sivizzo….tornerò alla fine dell’escursione a cercarlo…o torneremo domani insieme….
Ma porca l’oca!!!
Fa niente…le voci di Flora e Sara, sempre allegre mi confortano e mi spingono ad andare avanti.
Più silenziosa Melissa…più riflessiva Daniela….Duccio, una presenza logica e rassicurante.
Siamo su una strada bianca piuttosto comoda, che sale dolce dolce verso la montagna che è ancora la in fondo.

Incontriamo una anziana signora che è stata a funghi… dice di non aver trovato un gran che…
Forse si riferisce ai porcini…perché nella borsa di roba ce n’è, non poca. Probabilmente sono funghi di minor valore e/o bontà. Chiacchieriamo un po’, ci racconta di figli e nipoti e ci dice che la strada è dura e brutta….comincia a predire che non arriveremo ecc..ecc…
Scopriamo che abita a Medesano….Salutiamo e andiamo abbiamo tanta strada da fare…
I chilometri sono assai lunghi, ma passano.
Passiamo davanti ad un faggio secolare (la Fagia ‘d Togno)
D’improvviso usciamo dal bosco e ci troviamo su un bel crinaletto. La strada bianca finisce e si trasforma in una bella carrareccia… Siamo sopra i 1400 metri e lo sguardo spazia sulle vallate circostanti. Le nuvole che vanno e vengono danno una grande vivacità all’ambiente.

Sulla salita che porta a Pian del monte, una volpe stupenda, pochi metri davanti alle mie ruote , attraversa il sentiero…stupenda…una coda bella gonfia, lunga…andatura felpata…da volpe…
Sono visioni che danno coraggio e allegria.
Continuiamo a pedalare con vigore sul sentiero che ora si arma di pendenze prepotenti…
Arriviamo a Pian del Monte..   
Una bella spianata, con rari faggi e una grossa pozza nel mezzo….

Ancora qualche metro e poi… poi ci ritroviamo davanti ad uno spiazzo nel bosco dove non distinguiamo sentieri pedalabili…La traccia mi manda dritto…verso al verticale …ci sono i segni CAI. Vado avanti da solo, per verificare la correttezza della traccia… proprio così… si va su dritti…C’è poco da fare, bici in spalla e su…Un bel portage…
Pochi minuti, poca strada…ma dura.

Saliamo sbuffando, ci fermiamo un attimo a tirare il fiato. Ne approfitto per scattare quache foto ai faggi  di crinale. Sono contorti come anime in pena. Argentati, piegati dal vento, resistono comunque ancorati al terreno. Sono alberi bellissimi, sembra abbiano un’anima…sembrano parlarti con le pieghe del tronco.

Ora il sentiero scende un attimo prima dell’ultimo strappo.
Lo stupendo slalom fra i faggi in discesa dura poco.
Il single track si impenna cattivo e ci costringe ancora a spingere. Lasciamo passare un motociclista che forte sel suo motore sale agile…guastando tutta l’atmosfera.
E’ una cosa ben strana….che nell’area del Parco dei 100 laghi si possa girare in moto, o peggio (come abbiamo visto sotto) in fuori strada o quad…
Usciamo dagli ultimi faggi ed entraiamo nello splendido prato sommitale…il posto lo riconosco bene…
Pedaliamo gli ultimi metri emozionati come bimbi…
Finalmente in vetta.
Davanti a noi lo stupendo spartiacque appenninico. Riconosco ad uno tutti i monti che hanno visto le mie prime uscite di escursionista con la mitica APEA (associazione periti escursionisti e aggregati). Laggiù il Sillara dove sono stato mille volte con l’amico Rodolfo con gli sci.
Ora sono qui con la mia mtb, con la moglie e con un gruppo di amici…nuova vita, nuove avventure da raccontare.
Quanti ricordi ed emozioni suscita questo meraviglioso colpo d’occhio….
 Scattiamo alcune foto ricordo,
scendiamo di qualche metro per metterci a riparo dall’aria fresca e provvediamo a mettere qualcosa nello stomaco.

Nuvoloni poco simpatici che coprono alla nostra vista il Marmagna e l’Orsaro, l’orologio tiranno, fanno si che si possa lasciare poco tempo alla poesia e alla sosta rigenerante e si debba cominciare a scendere. Dovremmo fare abbastanza presto, la strada non è tanta e soprattutto è in discesa. Non ricordo difficoltà terribili….
Intanto che gli amici si preparano do una occhiata in giro per trovare la migliore via di discesa. Vedo bene il sentiero che dovremo seguire. Per prati morbidi e muschiosi lo raggiungo facilmente.
In pochi attimi sono sceso parecchio. Gli amici sono dei puntoli vocianti la sopra. Faccio segno dove passare e li aspetto in punto comodo per tutti.
Riunito il gruppo partiamo per la discesa.

Il single track è davvero divertente. La tracciola è ben evidente, impegnativa quanto basta per dare un po’ di pepe alla discesa, ma niente di particolarmente crudo.
Vado avanti seguendo la traccia e i segni sugli alberi e sui sassi.

La segnaletica non è numerata, non ci sono cartelli esplicativi, e i segnavia sono assai sbiaditi e non eccessivamente evidenti. Per noi che siamo in bici sono difficili da vedere e seguire. Non essendo assi della mtb dobbiamo tenere gli occhi sul sentiero per non rischiare cadute poco simpatiche…
Ma anche per l’escursionista scarponi-dotato, in caso di nebbia la discesa potrebbe presentare qualche problema.
La discesa continua bene…Qualche centinaio di metri e mi fermo a riunire il gruppo…
Fino a che entro in un gruppo di alberi con molta rottura di legna per terra.
Il sentiero non presenta curve….la traccia nemmeno, ma istintivamente seguo il sentiero più largo che piega leggermente a destra e fa un tornante proseguendo in senso opposto alla nostra direzione.
Non “mangio la foglia” immediatamente. Un po’ il ritardo del segnale del navigatore, un po’ che vedo la traccia bella dritta sempre davanti a me (i sentieri sono quasi sovrapposti al netto della quota) mi accorgo troppo tardi che siamo fuori traccia. Non ci sono nemmeno più i pochi segni CAI…
Mi consulto con Duccio che ha il navigatore sulla via migliore da seguire. Lavorando sulle cartine del Garmin vedo che possiamo rimetterci in traccia più a valle tagliando il pendio.
La cosa migliore sarebbe risalire spingendo il paio di tornanti e riprendere il sentiero…ma possiamo farcela anche così…mal che vada finiamo a Monchio.
Cominciamo così l’inseguimento della traccia per sentieri successivi.
Un po’ scendiamo un po’ traversiamo. La traccia originale sembra fuggire, sembra scappare.
Quando sembra alla nostra portata, il nostro sentiero devia quel tanto che basta…
Poi le tracce diventano parallele…
La nostra non è una discesa ma un susseguirsi di traversi con parecchi passaggi fangosi in buche
generate da trattori e dalle moto…Strappi cattivi (anche se brevi) stanno minando il nostro morale.
Il vociare delle ragazze  è calato di volume. Un po’ la tensione un pòla stanchezza, un po’ l’incertezza fanno si che le conversazioni si svolgano tra Duccio e me, per la consultazione delle mappe.
Ormai ci siamo, la traccia è appena li, anche ingrandendo la scala del garmin, sembra che siamo a pochi metri,
siamo sulla ippovia (segnata in giallo-blu e cartelli rossi…un po’ sbiaditi). Arriviamo ad un grande bivio…trivio…incrocio stradale…. La via che dovremmo seguire presenta uno strappo cattivissimo sulla nostra sinistra. Il morale della truppa è basso e la voglia di salire non è al massimo….cosa ce ne saranno ancora di strappi del genere da fare?
Con Duccio mettiamo in pista altre alternative…
Vediamo che se proseguiamo in un certo modo dovremmo approdare poco sotto il Ticchiano dalla parte di Monchio…
Ok, dal passo del Ticchiano fino a Casarola, poi, è tutta discesa….
Vada per di qui…
Risollevato il morale generale continuiamo la nostra discesa.

La tranquillità dura poco. Dopo una pozza enorme in cui entrando rischio di affondare miseramente (come la C.Concordia davanti al Giglio) si presenta ancora un incrocio da nervoso.
Purtroppo il gps ha un difetto terribile. Quando ti fermi la mappa gira a piacimento suo…e diventa difficile capire bene la strada da prendere. La nostra traccia è lontana e inservibile….
Ci accorgiamo troppo tardi che abbiamo preso la via sbagliata….

Stiamo scendendo troppo e troppo velocemente….

Sotto di noi Monchio delle Corti appare nettamente…
Sbuchiamo in un piccolo nucleo abitato davvero carino alla periferia del paese….e quando arriviamo in strada la segnaletica stradale ci segnala km1…della via Monchio-Corniglio.

Arrivare al Ticchiano mancano un bel 5 km….
Iniziamo la lenta risalita su asfalto. Le gambe cominciano ad accusare la fatica.
Duccio imperterrito mi descive la strada che conosco poco….sembra bel riposato e tranquillo.
Le ragazze salgono un po’ più lentamente ma salgono.
I nuvoloni maligni che prima avvolgevano il Marmagna e l’Orsaro si sono spostate sopra Monchio e comincia a cadere qualche gocciolina. Ora, che a quest’ora si annuvoli è abbastanza normale…ma che piova quando le prev davano cielo assolutamnente terso, mi sta un po’ in quel posto. Ci mancherebbe solo questo….
Fortunatamente è solo qualche goccia che ci rinfresca un po’….
L’umidità è degna della pianura padana.
I km sono pochi ma non si arriva mai. In realtà non c’abbiamo messo una vita….ma la tensione e la voglia di arrivare provocano la sensazione terribile della dilatazione del tempo.
Duccio e d io arriviamo al Ticchiano qualche minuto prima delle ragazze, che arrivano con Flora che mi “giacca” orribilmente per non averle aspettate….
“Ma vi sentivo chiacchierare!” mi giustifico timidamente….
Avrei voglia di prendere il sentiero per Ballone e rientrare di la…ma l’ora ormai tarda e la stanchezza generale mi fanno optare per una veloce discesa per strada. Per oggi di avventure ne abbiamo avute abbastanza….

Dal passo del Ticchiamo a Corniglio non è tutta discesa, ma ce n’è tanta,
alla fine facciamo abbastanza presto e anche se l’ultima salita (quella per arrivare al Centro Parco) ci pare durissima, alla fine siamo alle macchine. Mtb e bikers sono indecentemente sporchi…un bel gruppo di cinghiali !! nella nostra migliore tradizione.
Carichiamo in macchina Mtb e bikers e ci lasciamo dopo i necessari saluti, baci e abbracci…
(giuro…Duccio l’ho solo salutato…niente baci)
Ma per me l’avventura non è ancora finita…
Devo vedere se riesco a recuperare il Garmin che Danilo a perso stamattina..
Sivizzo è proprio li dietro….
Parcheggio la macchina dove non da fastidio e lascio Flora di guardia.
Parto di passo svelto e un po’ di corsa….Passo il primo guado, il secondo, la salita….ed ecco il sasso dove Danilo ha rotto il forcellino. Guardo e frugo, li intorno…niente….
Vado avanti un po’…ricerco e rifrugo….niente.
Sarà passato qualcuno e vedendolo avrà pensato….questo è mio….
Con questi pensieri mi accingo a rientrare alla macchina. Continuo a non togliere lo sguardo da terra…e vedo un robo strano per terra….è il Garmin di Danilo…ormai scarico….
Tutto è bene quel che finisce bene….
La giornata era cominciata assai male….e per fortuna è finita assai bene….Alla fine abbiamo fatto un bel giro, il collo fa male fino la e abbiamo ritrovato il navigatore….
Telfoniamo la lieta novella al fratello preoccupato e ci avviamo verso casa.

Abbiamo una fame blu….