lunedì 1 agosto 2016

Passo Bordala, Malga Somator e il sentiero 624

Oggi 29 Settembre.....seduto in quel caffè, io non pensavo a te...
Comincia così una canzone famosissima di Lucio Battisti, degli anni in cui ero giovane (When I was young ...come diceva Jan Anderson in Aqualung...).
Ma Flora ed io difficilmente passiamo le mattinate al bar, davanti ad un caffè o ad un aperitivo. Preferiamo assaporare un panino in un rifugio con annesso caffè bollente. Magari il caffè non è così buono come al bar, ma fornisce piaceri di altra qualità.
Eravamo su a Folgaria ma le basse temperature di quei giorni ci hanno consigliato di abbassarci di quota e di scaldare le "penne" in luoghi più tiepidi. Così, col nostro "camperone" ci siamo spostati a Rovereto dove abbiamo trovato climi migliori per i nostri giri in bici.
Era il nostro ultimo giorno a disposizione per pedalare da quelle parti, verso sera saremmo dovuti partire per casa. Quindi abbiamo scaricato una traccia che ci permettesse di pedalare e rientrare in tempo per sistemare le nostre cose e rientrare a Salsomaggiore con tempistiche accettabili.
Il giro prescelto prevedeva l'ascesa a Patone con comodo rientro....
Flora ed io abbiamo il dannato vizio di non saperci accontentare, e quindi da cosa nasce cosa e spesso decidiamo di andare a vedere cosa c'è più in la e così via.....
Armati di navigatore e cartine partiamo dalla comoda area di sosta camper Quercia in Rovereto e raggiungiamo Villa Lagarina. Da qui raggiungiamo Nogaredo e vediamo che la traccia si infila in un gruppo di case. Pronti, via, sbaglio strada e mi ritrovo in un bel giardino di erbetta verde. Poi dietro uno spigolo intravvediamo una stradiola cementata. La traccia si infila li e anche noi. La cementata è veramente ripida e ci impegna davvero al limite.
 Sbuffando non poco usciamo dalla cementata ed entriamo su comodo asfalto in Pedersano. Qui vengo raggiunto da una telefonata assai lunga di un personaggio che mi chiedeva di organizzare, in quel di Tabiano Castello, un evento di Orienteering per 90 persone. Non sono riuscito a spiegargli a pieno che
 a) ero in bici e non ero in grado nell'immediato di dare delle risposte chiare,
b) essendo in pensione non potevo/volevo "lavorare" per motivi fiscali ecc ecc....
Dopo un bel pò riesco a liberarmi e con Flora ripartiamo in salita verso Castellano. Saliamo inizialmente per strada

Nonostante si pedali su asfalto la strada è bella, il traffico davvero poco ed educato, ed il paesaggio che possiamo ammirare è davvero notevole. Vigneti e frutteti si stendono a perdita d'occhio e la bellissima Val d'Adige, là in fondo, fa bella mostra di se. I profili dei monti a noi noti si stagliano contro un cielo azzurro e limpido. Dopo un pò abbandoniamo la strada principale e ci trasferiamo su una stradina che costeggia i vigneti.

Splendide rose poste all'inizio di ogni filare rallegrano ancor di più il già soave paesaggio.

Le rose non sono li per caso, è noto che la pianta di rose ha il potere di catalizzare su di se i parassiti della vite. Quindi un ottimo anticrittogamico biologico, naturale e anche molto bello. Il fatto di trovare rose fiorite a fine settembre, ci rallegra ulteriormente. 
Entriamo così nello splendido paesino di Castellano. Come dice già il nome, a Castellano c'è un castello. 
"Il Castello di Castellano, assieme a Castel Corno e a Castel Noarna, era sede vescovile di Trento e fungeva da protezione delle antiche strade in direzione del lago di Cei. In posizione panoramica, è visibile da tutto il fondovalle. Lo raggiungi in pochi minuti imboccando la provinciale n. 20 Villa Lagarina – Lago di Cei, nei pressi del casello autostradale di Rovereto Nord. Conquistato dai Castelbarco alla metà del XIII secolo, passò poi ai conti Lodron nel 1456, che lo trasformarono in una magnifica residenza. Il maniero è oggi proprietà della famiglia Miorandi di Castellano. La sua caratteristica più evidente è la lunga muraglia che discende il pendio fino alla Torre della Guardia. "
Curiosi come le scimmie Flora ed io entriamo nel grande cortile a dare una occhiata.








Appena fuori le mura del castello fa bella mostra di se una vecchia "machina da batar". Una di quelle macchine che popolarono anche le nostre aie durante i riti della mietitura. 

Affascinato dalla meccanica di questa vecchia macchina tutta pulegge e cinghie mi fermo ad ammirare, mentre nelle orecchie mi sembra di sentire il rumore degli organi in movimento, il vociare dei lavoranti alla macchina, e penso alla polvere che si sollevava nel cortile, e penso alle grandi feste che si facevano a fine mietitura. Mangiare, canti e balli.....
Flora mi richiama al pedale e ripartiamo.
Con poche pedalate usciamo da Castellano, abbandoniamo la strada ed entriamo in uno splendido sentiero nel bosco. 

Ogni tanto uno strappo cattivo ci mette a dura prova. Qua e la dobbiamo anche scendere di sella e spingere per qualche metro. Poco male. Poi saliamo di quota e pedaliamo in sentieri costeggiati da splendidi muretti a secco

Proseguiamo tranquilli guardandoci intorno . Il paesaggio è davvero ricco di colori . 
I primi colori rossastri delle foglie autunnali cominciano ad apparire sugli alberi. 
Seguendo la traccia del navigatore arriviamo ad un bivio. Noi, in teoria, per arrivare a Patone, dovremmo proseguire dritto, ma il segnavia che incontriamo ci indica (ammiccando) la via per passo Bordala e la Val di Gresta. Controlliamo l'orario, controlliamo lo stato delle gambe e con un semplice sguardo, decidiamo di salire a passo Bordala. Poi vedremo. 
Giriamo sul sentiero che subito si impenna in modo assai deciso. 


D'improvviso il bosco si apre per un momento, gli alberi lasciano posto ad un bel prato e ad una casa. Ci giunge netto il profumo di cucina, di quella buona....che fame. Si avvicina l'ora di pranzo e questo profumino ci "disturba" un pò. Presso la casa un gruppo di persone sedute ad un tavolo a chiacchierare mentre una "rezdora" prepara la tavola. Pensavamo di essere già arrivati al rifugio Bordala....errore.... E' solo una baita in mezzo ad un prato con gente allegra che si beve un bicchier di vino prima di pranzo. Saliamo ancora un pò nel bosco e con un ultimo sforzo arriviamo al rifugio Bordala. Purtroppo, visto il periodo, il rifugio è aperto solo il WE e il martedì non fa parte di tale periodo della settimana. Non ci rimane che far merenda con una barretta. Parcheggiamo le bici
 Intanto che consumiamo la barretta  ci godiamo il paesaggio. Sotto di noi la Val d'Adige e Rovereto.
Dopo la barretta d'ordinanza, consultiamo la cartina e saliamo in bici decisi ad arrivare almeno a Passo Bordala. Poi vedremo il da farsi.
La via ora diventa asfaltata e dopo essere passati accanto a qualche bella villetta ci ritroviamo sull'ampia strada della Val di Gresta. La percorriamo lentamente guardandoci intorno. Il paesaggio è davvero bello.

In breve arriviamo a Passo Bordala
Il tempo passa, quindi pensiamo di arrivare fino a Malgasomator, che dovrebbe essere aperta. Per bella strada tranquilla arriviamo alla Malga.
A Malga Somator ci accoglie clima mite davvero gradevole e la cosa è resa ancor più accattivante dalla calorosa festa che ci fanno i rifugisti e gli avventori li pervenuti. Ci sembra giusto regalarci un buon tagliere di salumi e formaggi con una bella birra da consumare rigorosamente al tiepido sole autunnale. I colori caldi di fine estate coronano la sosta .
Ma l'ora avanza inesorabile e dobbiamo rientrare. Di malavoglia risaliamo in sella e cominciamo le operazioni di discesa. Dalla carta escursionistica abbiamo rilevato che c'è un sentiero (il 624) che raggiunge Patone, rimettendoci sulla retta via. Non abbiamo voglia di scendere per la medesima via di salita...quindi ....proviamo. Mal che vada, se il sentiero si rivelasse davvero ostico, scenderemmo a piedi con bici a spinta. Questo collegamento, sempre sulla carta, non ci sembra eccessivamente lungo e quindi...lo affrontiamo.
Per un breve tratto torniamo indietro su asfalto e poi ci infiliamo sul sentiero di cui sopra. Ci confortano chiare segnaletiche biancorosse CAI.
La prima parte di sentiero è davvero comoda, ampia e scorrevole e ci godiamo la veloce discesa.
Ci fermiamo un attimo a vestirci un pò. In discesa, nel bosco, l'aria, assai piacevole in salita, diventa di un fresco quasi pungente. Non vorremmo far fare una brutta fine al panino appena allegramente consumato, quindi indossiamo qualcosa di termicamente più adatto. Il sentiero continua largo con ampie curve per un bel tratto, e noi lasciamo correre le nostre ruote veloci sul piacevole sterrato.
Ci troviamo presto ad un bivio: la strada ampia prosegue e si butta nel fitto bosco, mentre il sentiero, sempre ben segnalato d'improvviso si stringe tuffandosi decisamente verso il basso. Con la cartina del navigatore provo a controllare dove porta la strada più ampia, ma non riesco a individuarne il percorso. Per non saper nè leggere, nè scrivere, decidiamo di scendere lungo la via segnalata.
Ed ecco che il sentiero 624 diventa davvero un sentiero. 
Le pendenze aumentano rapidamente, il sentiero si stringe parecchio e la discesa procede a piccoli gradini spesso costellati di pietre smosse oppure è necessario fare un pò di slalom fra i grossi sassi che spuntano lungo la via. Il manto di foglie secche già presenti sul sentiero costringono i bikers ad immaginare il fondo reale  della via. Il resto lo lasciamo fare alle nostre forcelle.  In qualche punto la larghezza davvero esigua del sentiero e l'altezza dei gradini ci consigliano qualche passaggio di bici a mano. 
Con qualche difficoltà, ma con grande divertimento ed emozione continuiamo l'ardua discesa. Flora mi segue senza patemi d'animo, e la cosa mi tranquillizza. Per non stancarci troppo e scendere sempre in sicurezza ogni tanto ci fermiamo a riposare. Poi via per un nuovo tratto. Il sentiero entra nel bosco fitto, la via da seguire è difficile da localizzare e mi sembra di aver perso la segnaletica. Mi fermo e aspetto Flora, che scendendo un pò più lenta è riuscita a tenere una traccia migliore. Me la vedo passare a fianco sulla costa più alta del canale dove mi sono infilato. 
Riguardando le immagini mi rendo conto delle reali pendenze del sentiero. Niente male. Sono contento della grinta di Flora nella parte difficile della discesa. Rinfrancato ritorno sulla retta via e continuo la discesa. Il percorso per un attimo esce dal bosco e, per un attimo diventa meno ostico, il fondo è meno sporco e ci sembra quasi il selciato di una vecchia via di comunicazione adatta a muli e piccoli carretti. Dura poco!
Dopo pochi metri di parziale relax, in un mezzo tornante, la via torna a farsi ripida e irta di ostacoli. Riesco in qualche modo a superarne alcuni, poi, vedendo troppo rischio, mi fermo contro un grosso sasso e scendo. Guardandomi indietro capisco le difficoltà.
Ho giusto il tempo di avvertire Flora del cambiamento delle condizioni di discesa. 
In questo tratto il sentiero si fa assai sporco
Anche se il sentiero è un pò più largo di prima si scende lenti. Parecchi rami di diversa dimensione sono sparsi per ogni dove. Il timore di rompere qualcosa o di trovarsi le ruote bloccate dal legno ci fa guardinghi e timorosi. 
Nuovamente il sentiero si stringe e si incanala in un qualcosa che sembra una via d'acqua. 
Più che in un sentiero ci sembra di scendere lungo un piccolo torrentello. Sassi smossi e legna, e gradini improvvisi ci mettono duramente alla prova. In un paio d'occasioni non mi fido e per timore di danneggiare la mia leggerissima Scalpel scendo e passo a piedi. Flora più baldanzosa passa tranquilla. 
Con un ultimo tratto fra esuberante e lussureggiante verzura, comprensiva di ortiche e qualche rovo il sentiero termina e si allarga nel sole più caldo della quota più bassa.

Ben presto ci ritroviamo a contatto con "la civiltà" . Costeggiamo degli orti e ad un contadino, curvo sulla zappa chiediamo info sulla nostra direzione. Divertito, l'uomo ci conferma la bontà della nostra direzione. Scendiamo lungo una stradiola abbastanza rovinata fra vigneti ormai spogli.
Scendendo tre gradoni arriviamo in centro a Patone
Solo a questo punto mi accorgo di avere il pulsante che inserisce la forcella in posizione di bloccato.
Riguardando le immagini del filmato mi accorgo che ho fatto tutto il sentiero a forcella bloccata. Ora...che la mia 29er sia veramente ottima lo sapevo, ma non avrei mai immaginato che mi permettesse di scendere su quei sassi in quel modo...una cosa però è sicura...la forcella non si è divertita e con ogni probabilità si è anche danneggiata. Pazienza...la farò manutenzionare...
Pedaliamo finalmente rilassati per il piccolo borgo
Un pò per strada un pò percorrendo antichi stradelli 
Arriviamo in fondo valle e ci immettiamo sulla bella e comoda ciclabile per Rovereto
Lungo l'Adige la temperatura è assai più calda che in quota e ci concediamo una sosta per svestire le giacche termiche. Poi lungo la stupenda ciclabile rientriamo alla base.
 Il "camperone" ci attende. Giusto il tempo di caricare le bici e prendiamo la via di casa.

Nell'occasione ho fatto delle riprese con la fedele GOPRO, e ho montato un piccolo filamto che racconta la nostra giornata in Trentino.
E' possibile vedere il filmto al seguente indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=tDJkklk2Snw