lunedì 29 febbraio 2016

Monte Caplone (esc CAI Parma mtb)

Flora ed io siamo stati incerti fino all'ultimo se partecipare o meno all'escursione CAI al monte Caplone. Difficoltà e dislivelli citati nella locandina di presentazione facevano presagire tanta fatica in salita e impegno notevole in discesa.

Pensa e ripensa, poi viste le stupende previsioni del tempo decidiamo di partecipare. In qualità di aspirante accompagnatore CAI dovrò anche collaborare con gli altri accompagnatori a seguire il gruppo di bikers che si impegnerà su questo bel percorso. Ci ritroviamo al Forte D'Ampola.





Forte Ampola venne realizzato nel 1861, poco sopra Storo, in una stretta gola, a sbarramento della valle. Il forte era armato con due cannoni che battevano la strada. La guarnigione era costituita da circa 4 ufficiali e 200 soldati.

Durante la guerra di indipendenza del 1866 il forte, difeso dalla Compagnia dei Cacciatori Tirolesi, venne assediato dalle truppe garibaldine e più volte bombardato. Si arrese il 19 luglio lasciando ai garibaldini via libera verso Bezzecca.

Il forte venne definitivamente demolito nel 1875.

Riunito tutto il gruppo partiamo in bella fila indiana lungo la strada che sale verso Ledro. Dopo pochi metri la compagnia lascia la strada principale e si infila nella strettissima Val Lorina. Lo spettacolo offerto da questa stretta valle è davvero stupendo. La strada ancora asfaltata serpeggia in una gola incredibile a fianco di uno spumeggiante torrente.
Quando i gruppi sono numerosi, purtroppo, la possibilità che si verifichino guasti meccanici lungo la via è davvero alta. La statistica non si smentisce. Dopo poco un amico denuncia una foratura (problema risolto in brevissimo tempo) e di seguito un altro avverte un curioso strisciare metallico accanto al movimento centrale. Ci fermiamo per dare una mano, ma la vite allentata è raggiungibile solamente smontando le corone.
Questa operazione richiede un attrezzo che purtroppo non abbiamo con noi. Il nostro amico è costretto ad abbandonare la escursione e torna indietro con il suo compagno di viaggio in auto.
sapremo poi che hanno raggiunto velocemente una officina e hanno risolto il problema..
Questo disguido ci fa perdere tempo. Il grosso del gruppo è andato avanti e noi ci affanniamo sui pedali per raggiungerli senza farli aspettare troppo. 
Attraversato un bel guado la strada diventa una ripida cementata e progrediamo con fatica. Sappiamo di avere davanti un tratto davvero impegnativo. 
Dopo i duri strappi su cemento la via ci concede un momento di tregua e proseguiamo su ghiaia. Si respira un pò, ma è sempre dura.



Ora il gruppo compatto viaggia nella bella valle. Quattro chiacchiere distolgono il pensiero dalla strada che pare essere (pare e basta) più dolce.


La temperatura e il l'insolazione crescono, ma noi viaggiamo all'ombra della fresca valle e riusciamo a difenderci egregiamente. Una sosta per rifiatare è provvidenziale. Ora dobbiamo abbandonare la strada ed avventurarci in un trail boschivo. Saliamo per qualche metro spingendo le bici
e poi scendiamo per un simpatico tracciolino nel bosco.
Ci Voleva! Ci godiamo in pieno il veloce single track e il successivo falso piano nel bosco fra felci e frescura, perchè subito dopo, come da previsioni si ricomincia a salire e anche duramente. Pedala pedala abbandoniamo la strada bianca e percorriamo un leggero tratto in falso piano asfaltato. Rallentiamo l'andatura e ne approfittiamo per ricompattare il gruppo e per una piccola sosta rifocillatrice. Ma c'è chi trova da divertirsi e "giocare" un pò con la bici. 

 E si ricomincia spingendo sui pedali. La salita si fa dura e si fatica non poco. Fortunatamente il paesaggio ci viene in aiuto. La strada che stiamo percorrendo era una via di rifornimento alle postazioni militari della Grande Guerra e ci propone una delle caratteristiche principali di questo genere di viabilità:le gallerie.
Ci stiamo alzando rapidamente di quota.
La strada militare, pur bella e ben tenuta è comunque cosparsa di ghiaia di diverse dimensioni, da sotto escono le pietre del fondo antico e ci fa soffrire nella progressione.
Aumentando la quota si dirada il bosco e lo sguardo riesce a spaziare in largo, il panorama che ora possiamo ammirare è davvero incredibile.


 Approfittiamo di un'ampia curva per una sosta di carattere fotografico. Il panorama merita ben più di una breve sosta. Ma facciamo tesoro di tutto. La compagnia è allegra il tempo è ottimo e anche se siamo in ritardo sulla tabella di marcia nessuno si preoccupa o protesta.
Si sale ancora con fatica ma con decisione, si sale ancora mentre il bosco lascia sempre più il posto al prato e al pascolo. Le rocce risaltano maggiormente mentre il sole comincia a picchiare decisamente sui nostri caschi. Meno male che il sole è quello settembrino, caldo ma non soffocante, non abbagliante. Le ombre sono più lunghe e la temperatura è estremamente gradevole. Siamo sopra i 1700 metri quando arriviamo a Bocca Cablone.
Arrivando a Bocca Cablone arriviamo anche in "zona di guerra". Chiaramente si parla di Grande Guerra. Questo zona, inizialmente zona di confine fra il Regno d'Italia e Impero Austroungarico, nei primi giorni di guerra fu abbandonata dai difensori che si arroccarono su posizione meglio difendibili, e conquistata dai fanti italiani in rapido avanzamento. Le testimonianze in merito iniziamo a vederle quasi subito.
Il panorama si fa sempre più accattivante e lo sguardo ora si stende sulla sottostante Valvestino fino al lago diu Garda che fa capolino sul fondo. Viaggiamo ora su una vecchia strada militare della Grande Guerra che ci porta a pedalare in leggero falsopiano fino a Malga Tombea.











Il bel falsopiano ci fa arrivare in tranquillità fino a Malga Tombea. Sopra di noi Cima Tombea. Su questa cima si trovano parecchi manufatti difensivi costruiti dalle truppe italiane durante la Grande Guerra. Per notizie più dettagliate: 
Sopra Malga Tombea si riunisce il gruppo che si era un pò sfilacciato lungo la strada. Il paesaggio è talmente bello che non si può fare a meno di soffermarsi a guardare e fotografare. La giornata è metereologicamente propizia e vale la pena di godere della compagnia e del panorama davvero coinvolgente.
Da malga Tombea iniziamo ad affrontare lo strappo in salita che ci porterà fino a Bocca di Campei a 1822 m, proprio sotto la cima del monte Caplone. La strada ora aumenta in pendenza, si fa dimensionalmente più stretta e a strapiombo sulla vallata. Il fondo è più sconnesso e i sassi smossi sono tanti e di dimensioni notevoli. La pedalata si fa più difficoltosa e, in alcuni passaggi è consigliabile scendere e passare con bici a mano. Un errore potrebbe costare troppo caro. Con la scusa del passaggio a mano ci si ferma un attimo, si tira il fiato e si approfitta del momento per scattare qualche altra foto.


Non dimentichiamo che siamo su una vecchia strada militare. Questa era stata ricavata nella roccia per portare truppe e rifornimenti alle prime linee. Ovviamente la strada doveva arrivare il più vicino possibile alle postazioni e correre il più protetto possibile ai tiri dell'artiglieria nemica. Ecco quindi che la via è scavata sul fianco della montagna e spesso ci si trova di fronte a bellissime gallerie.  
Con ultimo strappo fra si sassi arriviamo a Bocca di Campei, sotto la cima del Monte Caplone.





Un attimo di sosta, un paio di morsi ad una barretta, e poi alcuni volonterosi partono alla volta della cima del Caplone 1967m.
Per arrivare in vetta ci sono una 20ina di minuti di portage abbastanza tosto.
Alcuni passaggi su roccette erte e strette ci mettono alla prova.
ma la cima del monte è ormai in vista e lo sforzo finale è mitigato dalla splendida vista a 360° che la bella giornata sa offrire. Un ultimo sforzo e depositiamo le bici in vetta. Poi qualche minuto di riposo per le foto di rito.


Con una giornata così bella la voglia di fermarsi sulla vetta del monte Caplone. Ci guardiamo intorno davvero entusiasti, lo spettacolo è incredibile 



Il monte Caplone (detto anche monte Cablone, Cima del Palù o Cima delle Guardie) è una montagna delle Prealpi Bresciane e Gardesane e con i suoi 1976 metri è la vetta più alta del Parco Alto Garda Bresciano. Situato nel territorio comunale di Magasa, sovrasta gli abitati della val Vestino, e delimita il confine tra la provincia di Brescia e quella di Trento. Il toponimo Caplone, secondo alcuni, deriverebbe da un termine sconosciuto risalente alla dominazione dei Galli Cenomani mentre quello di Cima delle Guardie o Guardie riportato nelle carta geografica relativa alla contea di Lodrone del 1700, nell'Atlas Tyrolensis del cartografo Peter Anich, stampato a Vienna nel 1774, o nel catasto tirolese del 1800, ove il monte veniva indicato solamente come monte Guarde, è di chiara etimologia longobarda. Infatti deriverebbe, come il monte Carzen, dalla parola "wurte" che indica un luogo di osservazione o di guardia. La sommità del monte si prestava come luogo strategico per quei soldati che erano intenzionati a controllare movimenti nemici nella val Vestino anche se lo sguardo spazia fino oltre la parte sud del lago di Garda.

Il toponimo Palù è invece un termine assai diffuso nel nord Italia e deriva dal latino "palus" che significa palude o zona umida ma il che non si addice al rilievo brullo e impervio se non per indicare la presenza sui suoi versanti di acqua di sorgente. Nel luglio del 1866 durante la terza guerra di indipendenza fu scalato dai garibaldini del 2º Reggimento Volontari Italiani intenti all'assedio del Forte d'Ampola.

La posizione strategica del Monte costituì, tra il 1897 e il 1914, un punto di osservazione e controllo del confine di stato per le "sezioni di difesa" del III Battaglione, stanziato a Storo, del 2º Reggimento k.k. Landesschützen "Bozen" dell'esercito imperiale austriaco 2º Reggimento k.k. Landesschützen "Bozen".

Nel 1915, nella prima guerra mondiale, fu dapprima scalato e occupato dal 7º Reggimento bersaglieri e poi fortificato dall'esercito italiano con la costruzione della carrozzabile Tombea-Val Lorina, trincee e posti di osservazione.
La Valle di Ledro è sempre stata via di comunicazione tra Brescia e il Garda, per i commerci così come per gli eserciti. Per questo motivo, a partire dal 1859, lo Stato Maggiore austriaco cominciò a progettarne lo sbarramento. 

E' il momento di iniziare le operazioni di rientro. Il resto del gruppo ci aspetta ai piedi della cima un pò più in la di bocca dei Campei. In fila indiani scendiamo per un bel sentierino fra erba alta e sassi.


Ci riuniamo al resto del gruppo e cominciamo a scendere verso bocca Lorina per la vecchia strada militare che si congiunge col passo Tremalzo...molto più in la. 

Sulla via sono ancora tanti i segni lasciati dai fanti italiani.

Una profonda galleria per ricovero soldati o deposito munizioni per artiglieria. Il Sito assai defilato dal tiro nemico era ideale per questi scopi. Non c'è tempo per mettersi a studiare o cercare altre postazioni. Cominciamo a scendere lungo la bella via inghiaiata. L'attenzione deve essere molto alta. La strada non è difficile e le pendenze sono discretamente tranquille, ma la via è diventata stretta e il fondo è abbastanza sconnesso. Un errore potrebbe significare un bel ruzzolone nella scarpata. Lungo tornanti successivi la comitiva scende velocemente verso Bocca Lorina.
Lungo la stretta traccia scendiamo veloci, uno sguardo alla strada, uno sguardo al panorama. Qualcuno di noi, armato di protezioni taglia i tornanti lungo una esile tracciola. 





Dopo gli stretti tornanti la vecchia strada si allarga. Ci stiamo abbassando rapidamente di quota e pian piano rientriamo nel bosco.
L'aria si rinfresca un pò dando sollievo alla pelle decisamente scaldata dal sole. Ogni tanto la strada ci riporta col pensiero alla Grande Guerra. Sono ben visibili lungo il cammino i lavori eseguiti a suon di perforatrici per aprirsi la via nella roccia.
 
Le perforatrici dei nostri soldati (zappatori e genieri) hanno lavorato assai di più poco più in la. Infatti poco oltre ci ritroviamo a passare alcune gallerie davvero suggestive. Un paio sono anche abbastanza lunghe.
Dimensionalmente sono larghe a sufficienza per lasciare passare i trasporti a dorso di mulo e qualche piccolo carro.
Ma sappiamo bene quanto riuscivano a trasportare i generosi quadrupedi.
Quello che non si trasportava a dorso di mulo veniva caricato su ardite teleferiche. Con questo tipo di trasporto il materiale poteva compiere diversi chilometri e coprire dislivelli davvero importanti in pochissimo tempo. Quando non si poteva usare nè la teleferica nè il generoso mulo allora...le braccia dei soldati sopperivano brillantemente.
Le gallerie sono piuttosto ravvicinate e sono davvero belle. Qualche tratto crollato rende ancora più affascinanti queste opere di ingegneria bellica


L'ultima galleria è quella più lunga. Devo rallentare molto, per qualche istante non vedo assolutamente dove sto mettendo le ruote. Il fondo buio e la luce dell'uscita, la in fondo, mi precludono la visuale. Devo assolutamente fidarmi delle mie ruote e della bici, devo guidare in modo "felpato"per veitare che eventuali piccoli ostacoli mi procurino guai. Il buio è sempre un brutto cliente, in bici più che mai. Siamo troppo abituati a fidarci della vista e utilizziamo pochissimo gli altri sensi per la percezione. Comunque sia anche questa volta si passa indenni

A Bocca Lorina lasciamo la vecchia strada militare e risaliamo duramente nel bosco. Un pò si pedala, un pò si spinge, e arriviamo fino al passo Valesina.
Ora inizia il tratto tecnicamente più difficile della giornata. Dobbiamo scende in un bosco piuttosto ripido e ricco di gradini. Il sentiero poi spesso è molto stretto ed è difficile da interpretare. Pian piano il gruppo comincia a scendere. Ben sgranati ma senza perderci di vista percorriamo il divertente single track in discesa.


Ovviamente in queste situazioni il gruppo tende a sgranarsi, quindi ogni tanto ci si ferma per stabilire i contatti radio con gli altri accompagnatori e quando serve riunire il gruppo.
Poi nuovamente giù verso valle divertendoci parecchio.



Nell'ultimo tratto di bosco la pendenza aumenta ancora ed è necessario impegnarsi a fondo per non far scivolare le ruote sul brecciolino insidioso




Dopo questa emozionante discesa arriviamo a malga Vallesina dove il gruppo sosta un attimo e si riunisce prima della discesa finale


iniziamo poi una lunga e rilassante discesa su ampia strada bianca e poi asfaltata che arriva ad essere la medesima della prima parte di salita. Scendendo, senza l'assillo della fatica per spingere sui pedali, con l'animo rilassato dalla bella giornata, la valle, ora illuminata dal sole, ci appare ancora più bella e suggestiva. Le nostre ruote corrono veloci sulla tranquilla discesa e ben presto siamo alle auto presso il forte d'Ampola. Carichiamo le bici in macchina e poi....
ci godiamo un bel bagno nelle gelide acque della cascatella dietro il forte....

Questo è il racconto della meravigliosa giornata trascorsa in ottima compagnia con tempo stupendo sui monti dell'alto Garda Bresciano al confine con il Trentino.
Per chi avesse voglia e pazienza può visionare anche il filmato che ho realizzato nell'occasione.
Lo può vedere cliccando sul seguente indirizzo: