giovedì 6 novembre 2014

M.A.M. (Marmagna All Mountain) 2014

Flora ormai presa nel gorgo (pericolosssimo) della mtb parte in quarta (ormai si parla di sesta…per le macchine…per le mtb le combinazioni sono tante) e comincia a tempestarmi con la richiesta di partecipare alla manifestazione organizzata dai ragazzi del Ciclo escursionismo del CAI di Parma. Si è accordata con una sua amica di corso per formare una coppia tutta femminile.
Molto bene.
Da parte mia mi sono accordato con mio fratello (il mitico Danilo…detto il piccolo) per una partecipazione all’ insegna della più completa goliardia. Non siamo pedalatori velocissimi e per noi l’unica speranza di una partecipazione dignitosa era quella di buttarla…sul ridere.
Volevamo chiamarci… “prima e dopo la gara”…con riferimento alle diverse dimensioni fisiche fra noi…ho anche acquistato (all'uopo) una bella maglia da mtb con il disegno dello scheletro per evidenziare le mie ridotte dimensioni….
La partecipazione alla manifestazione richiedeva, fra le altre cose, l’utilizzo del gps su cui doveva essere inserito il file gpx del percorso, scaricabile dal sito del CAI di Parma.
L’organizzazione aveva anche pensato ad una prova di meccanica (per sgranare il gruppo già alla partenza) .
Ora…le ragazze non erano dotate di gps, e l’idea di mettere mani sulla bici le spaventava un po’.
Dopo un consiglio famigliare veloce… Danilo ed io ci siamo offerti di aiutare la coppia di giovani, simpatiche e belle pulzelle prima e durante la manifestazione.
Ridere per ridere…andava benissimo così.
I giorni prima della “gara” vedevano il maltempo schiaffeggiare il nostro alto appennino, e, le perplessità sulla partecipazione alla manifestazione serpeggiavano in casa.
La tensione si stempera un po’ quando le previsioni cominciano a migliorare…
Ci iscriviamo per tempo, incrociando le dita….
All’ultimissimo momento l’amica di Flora è costretta a dare forfait…
Cosa facciamo?
Boh!
Andiamo alla partenza un po’ prestino e vediamo, qualcosa, i nostri amici del CAI escogiteranno, magari c’è qualche altra ragazza sola che vorrebbe partecipare…chissà…
La mattina della gara il cielo si presenta in tutto il suo azzurro, solo un vento curioso si mantiene in quota…
La cosa non mi piace…
C’è sempre il rischio del famoso “cappello” sulla zona di crinale e immediatamente sottostante….
Quando arriviamo in vista del crinale appenninico i miei timori si materializzano. Un cuscino di nuvole si appoggia mollemente sui monti coprendo amorevolmente le cime.
Pazienza, l’importante è che non piova…tutto sommato sulla cima del Marmagna ci dovremo arrivare a piedi…possibilmente di corsa….
Ricapitolando…la manifestazione dovrebbe essere così congegnata.
Partenza di corsa dal rifugio Lagdei fino ad un punto X dove saranno posizionate le bici con qualcosa di smontato…da rimontare…
Poi ci sarà da pedalare come da traccia gps e ogni tot dovremmo trovare un punto particolare (tipo lanterna da orienteering) da fotografare.
Giunti al Lago Santo dovremo abbandonare le bici in un posto presidiato e risalire fino alla cima del monte Marmagna di corsa (o come si riesce) e ridiscendere…prelevare la bici e scendere dal bel sentiero delle Carbonaie. Alla fine di questo ci sarà l’arrivo. Il rientro a Lagdei, dove verranno verificati i Way Point, potrà essere fatto in tutta tranquillità…
Bene…
Arriviamo a Lagdei in tempo utile e cominciamo a cercare di sistemare la situazione di Flora, momentaneamente “scoppiata”.
Gira e rigira, non si trova nessuna per gareggiare con Flora.
Danilo ed io ci guardiamo in faccia…
…che problema c’è... la gara la facciamo in tre!
Allarghiamo la squadra….allarghiamo la famiglia…
Poi i giudici faranno le loro valutazioni…. Siamo arrivati fin qui…e il percorso lo facciamo tutti e TRE.
A questo punto piazziamo le bici nel prato antistante il bosco, e smontiamo le ruote come ci “intimano” i giudici. Poi torniamo al rifugio dove iniziano i “riti” della partenza.

Un necessario breafing catalizza l’attenzione di un bel numero di partecipanti.


Poi, tutti tesi ai nastri di partenza.
Al via parto blando blando, e mi ritrovo solo soletto in fondo al gruppo…

Sembrano tutti ai 100 piani delle olimpiadi. Io che ho sempre corso veloce…mi sono ritrovato bell’ultimo in fondo al gruppo. Danilo e Flora mi hanno staccato di brutto e sono già all’opera nel rimontaggio delle ruote.

Non ho mai avuto problemi nel rimontare le ruote ma, questa volta, la ruota davanti non ne vuole sapere di sistemasi al suo posto….In verità la ruota che ho portato non è quella originale della mi a Scott. E’ quella della Merida…che ha un paio di boccole tenute da un OR…con il cambio di temperatura evidentemente si sono allentati e non ne vogliono sapere di stare al loro posto.
Grazie al dito santo di Danilo che me li tiene fermi riesco a sistemare la ruota e, finalmente partiamo, discretamente in fondo al gruppo…
Meglio così…   


Il percorso comincia, giusto per scaldare le gambe, in falso piano, poi lasciamo il sentiero principale e cominciamo a scendere verso la Vezzosa lungo un trattuto abbastanza movimentato con curve strette, gradini e radici. Scendiamo in sicurezza ma decisi. Danilo se la cava bene nonostante abbia solo una front e anche Flora scende bene. Si vede bene che ha la forza della determinazione.
Mentre scendo devo tenere d’occhio anche il navigatore per non sbagliare strada ai frequenti bivi che ci si presentano davanti. Nel bosco il segnale del navigatore è meno preciso e ho una leggera discrepanza tra la traccia reale e quella teorica. Dopo una piccola incertezza (che non ci fa perdere troppo tempo) iniziamo a scendere lungo un ampia carraia costellata di sassi smossi. L’andatura aumenta ma non troppo. Passiamo un ciclista che sta armeggiando con la propria mtb e proseguiamo uniti verso il basso.
Fin qui tutto bene.
Al ponte del Cogno deviamo un attimo in direzione Bosco di Corniglio e subito dopo deviamo su una stradina secondaria in salita.
Comincia la lunga risalita  verso i prati del Monte Tavola. Dopo aver scavalcata un sbarra e aver fotografato la prima “lanterna” riprendiamo la marcia in salita.

L’asfalto lascia il posto al ghiaino sulla via che continua a salire dolcemente.

Man mano che aumentiamo di quota si apre la visuale sul crinale e sulla verde vallata.
Il criinale, sempre coperto di nuvoloni dispettosi, offre la possibilità di foto davvero suggestive con giochi di colori e di luci davvero notevoli. La marcia non è velocissima, cosicchè riesco a scattare anche qualche foto interessante.
La nostra andatura lenta ma costante ci ha permesso di raggiungere una coppia che sta faticando.
Quando giriamo seccamente a destra verso i prati del Tavola, la via si impenna decisamente e la pedalata si fa faticosa. Flora con caparbietà e tenacia non molla e sale, lentamente ma sale.
La strada bianca diventa carraia e poi battuto erboso.
Al secondo posto di controllo tiriamo il fiato un attimo e
…ripartiamo spingendo…
Dobbiamo superose una balza ripida e fangosa.
Poi riusciamo a ricominciare a pedalare su una tracciola in mezzo ai prati.
Panorama e sensazioni davvero belli.
Dopo un primo tratto di tranquillo saliscendi una rampa davvero ripida ci costringe ad un momento di spinta delle bici.
Poi una bella discesa fra prati e cavalli, infine il passaggio di un “cancello” mette in evidenza l’efficienza della collaborazione della “famiglia allargata”. Un fratello di qua e uno di la dalla barriera fanno passare le mtb e, in pochi attimi siamo pronti alla ripartenza.
Un simpatico tratto di sentiero boschivo ci porta alla Bocchetta del Tavola dove è sistemato il punto 3.
Ora ci aspetta un tratto di discesa abbastanza impegnativo.
La pendenza, i sassi smossi, i rami sparsi, ma soprattutto il fango, ci impegnano per bene.
Scendiamo in sicurezza, senza velocità ma con decisione, e passiamo indenni il tratto più complicato. Siamo solamente sporchi di fango…e speriamo solo di quello.
Il successivo incontro con bovidi curiosi e perplessi mi fa temere che il fango da poco pestato…non sia proprio solo fango…
Ma la tensione della discesa ci fa restare concentrati e reattivi.
Siamo su una variante che  taglia la costa della montagna, a volte scorrevole a volte impervia,
e ci riporta sul sentiero 723.
Saliamo ora lungo una bellissima via (a volte un po’ esposta) che ci porterà a Ponte Rotto.
Salire pedalando è abbastanza duro, e in alcuni tratti la via si fa abbastanza tecnica e l’esposizione è abbastanza evidente.
  Quindi qua e la, prudentemente, scendiamo e spingiamo, o portiamo le bici a spalla. Danilo è una forza della natura e fa l’andatura senza apparente sforzo, Flora se la cava egregiamente.
Attraversiamo Ponte Rotto
e iniziamo la risalita verso il Lago Santo
. Questo tratto è assai sconnesso con pendenze non di poco conto. Non ci resta che spingere. Danilo spinge la bici, Flora ed io ce la carichiamo in spalla e camminiamo più spediti.
Nel frattempo raggiungiamo un’altra coppia di amici.
Faticando, ma col sorriso sulle labbra (ci stiamo divertendo molto) saliamo salutando e chiacchierando con tutti quelli che incontriamo.
Al Lago Santo  depositiamo le bici e iniziamo il tratto a piedi.
  Mi attardo un attimo perché devo cambiare le scarpe, ma raggiungo ben presto il resto della “famiglia”.
Al rifugio Mariotti sostiamo un momento
per buttare giù un tè caldo e con l’occasione mi faccio anche una banana. Lo stomaco comincia a reclamare viveri e tento di calmarlo così.
Le nuvole e il vento forte in quota ha consigliato l’organizzazione di abbreviare la salita. Il punto di svolta è stato spostato alla sella del monte Marmagna. Ci risparmiamo così un 150 m di quota… bene!
Mentre saliamo incontriamo diverse copie già in fase di discesa…e qualcuno ci dice che i primi sono passati a recuperare le bici ancor prima che noi arrivassi mo al “deposito”…figu!!
In ogni caso, pestiamo sulle nostre gambe imponendoci un buon ritmo di salita.


I ragazzi la in alto sono sottoposti a condizioni davvero fastidiose, nonostante questo ci accolgono ( noi che siamo fra gli ultimi) con tante feste ed incoraggiamenti. Grazie ragazzi!
Dopo le formalità di rito riprendiamo la discesa cercando di non scivolare sui sassi e sull’erba resi viscidi dall’umidità.


Di ritorno al Mariotti facciamo un’altra sosta per bere e mangiare qualcosa (un’altra banana…ho fame!) e corriamo a recuperare le bici.
Ho sempre il problema del cambio delle scarpe, quindi mando avanti Danilo e Flora…li raggiungerò poi. Il tratto in riva al lago e fino all’inizio del sentiero delle Carbonaie lo dobbiamo necessariamente percorrere spingendo le bici (traffico pedonale intenso).
Onestamente non vedo come altro avremmo potuto fare, vista la conformazione del sentiero.
Più in la alterniamo qualche breve tratto in sella…poi finalmente la agognata discesa finale.
Il sentiero delle carbonaie, tutto racchiuso nel bosco, è bellissimo e davvero scorrevole. Qua e la qualche piccolo tratto tecnico ci impegna un attimo
. Ma è solamente per tenere alta l’attenzione.
Davvero divertente!
La in fondo al veloce sentiero ci attende l’arrivo.
Per cavalleria facciamo andare avanti Flora che si è guadagnata di arrivare davanti a noi.
Finalmente sulla strada Cancelli-Lagdei rallentiamo e arriviamo al rifugio con santa tranquillità.
Mostriamo ai giudici le “timbrature” ai CK point e andiamo andiamo a cambiarci.
Poi le premiazioni.
Ci sono premi per tutti…
Purtroppo Flora, pur essendosi classificata benissimo (come donna) era sola e quindi non è in classifica…Danilo ed io (come uomini) siamo decisamente indietro, ma…hanno pensato anche a noi.
La “famiglia allargata” viene premiata riccamente.
Sono contento soprattutto per Flora che ha profuso tutte le forze a disposizione per una prestazione davvero ottima.
Mangiamo polenta e sugo due fette di salame e un po’ di parmigiano, beviamo un bicchiere di vino… e cominciamo le operazioni di rientro a casa.
Gran bella giornata!!!

Ho realizzato anche il filmato del nostro percorso ed è visibile al seguente indirizzo:   

https://www.youtube.com/watch?v=obLFhukWIS4&list=UUPQfTmVUCV3Je1Knre--uNA