martedì 9 settembre 2014

Passo Tremalzo (per bene incominciare)

Abbiamo comprato la bici nuova. Flora era dotata di una vecchia (anche se valida) Specialized che cominciava a dare segni di cedimento e soprattutto era piuttosto ballerina in certe occasioni.
Flora ha deciso di buttarsi seriamente nel mondo mtb e allora…allora abbiamo fatto la spesa.
Niente di trascendentale ma la nuova Merida One Forty è davvero bella. Niente carbonio, solo alluminio, ma il mezzo è decisamente leggero e performante. Le ruote da 27,5” danno al mezzo una bella linea. Colori di classe e reggisella telescopico,  rendono il mezzo davvero bello.
Arrivata l’altro giorno, appena montata, portata a casa e subito partiti per le ferie.
Viste le buone previsioni per il WE ci fermiamo sopra Riva del Garda, al Lago di Ledro.

Il sito è quanto di meglio per provare la nuova Trail Bike ( si dice così?).
Come primo approccio decidiamo per un giro breve, quanto basta per provare tutti i nuovi amenicoli del mezzo e per sverginare i freni, che da nuovi cantano da tenore.

Partiamo così, lungo la ciclabile del lungo lago da Pieve di Ledro verso il lago d’Ampola ….
Poi incontriamo un segnavia che indica :Passo Tremalzo. Questo passo lo abbiamo sullo stomaco da qualche anno. In passato siamo arrivati fino al rif Garibaldi e poi siamo scesi per un sentiero per niente raccomandabile. Oggi Flora, gasata dalla bici nuova si sente in grado di salire fino al passo. Il primo tratto di sentiero si impenna, da far paura per via cementata. Flora stringe i denti e supera questo primo impegnativo tratto.
Poi, una volta su strada il percorso diventa conosciuto, barboso, ma fattibile senza problemi. Saliamo tranquilli senza strappi.
Passiamo il rif Garibaldi, mentre un’aria fresca e la nebbia prendono d’assalto la zona. In breve arriviamo a Passo Tremalzo. Dobbiamo vestirci in fretta. Fatte le foto di rito al passo sono pronto per scendere.
Flora non vuole rientrare da quel versante, ma si dice pronta a scendere fino a Passo Nota e di la vedremo…
“Va bene”, asserisco con poca convinzione osservando preoccupato la bassa nuvolaglia che ammanta le cime circostanti. Le previsioni non sono eccessivamente confortanti….ma “speruma ben”
Intanto cominciamo ad arrivare alla galleria della Marogna. La strada diventa bianca e sconnessa e sale fra la nebbia e il vento freddo.
Flora avanza incurante di tutto e di tutti. Pedala grintosa come non l’avevo mai vista (miracoli della bici nuova). Passiamo la vecchia galleria.

Di la dal buco nella montagna la carraia inizia a scendere in tornanti successivi. Prima di affrontare la discesa  Flora litiga un po’ con i suoi amenicoli nuovi. Smanetta quasi arrabbiata con le regolazioni della forcella e della sospensione. La sospensione posteriore è quasi nota…La regolazione della forcella sembra essere un vero rebus. Tre posizioni (salita asfalto, salita su sterrato discesa), regolazione della corsa, regolazione del rebound, sono un bel casino. Cerchiamo di regloare al meglio tutto l’ambaradam e partiamo.  La vecchia strada militare è abbastanza rovinata e la ghiaia ammucchiata qua e la rende infida la discesa. Flora scende guardinga, cercando di prendere confidenza col nuovo mezzo. Ha abbassato la sella col nuovo sistema oleodinamico e vien giù in sicurezza, i suoi nuovissimi freni cantano che è un piacere. Dobbiamo stare attenti perché c’è gente che sale e quindi impegna metà dello spazio a disposizione (che non è tanto).

Ad un certo punto Flora mi avvisa che il sistema del reggisella telescopico non funziona . Non si abbassa e non si alza.
Provo e riprovo a scatenacciare….ma senza risultato alcuno.
Il marchingegno sembra bloccato, probabilmente una bolla d’aria dentro il circuito oleodinamico, con il freddo e la quota, potrebbe avere dato dei problemi. Fatto sta che per regolare l’altezza della sella di Flora devo procedere nel modo classico. Pazienza. Proveremo a guardare con più calma in campeggio…al limite telefoniamo al Bici Shop per avere indicazioni. Intanto scendiamo, scendiamo, scendiamo. Nebbiolina a parte il panorama è davvero stupendo e in alcuni tratti sembra di essere sul Pasubio.
Strada militare una…strada militare l’altra. La roccia si assomiglia in modo notevole. Vegetazione e pinnacoli vari fanno il resto.
Ma intanto fa freddo davvero, ho le mani ghiacciate, che non ne vogliono sapere di scaldarsi.
Flora è talmente concentrata che non sente nulla….non vede nemmeno il grosso mucchio di neve da cui le scatto una foto.

Ti tornante in tornante, arriviamo a passo Nota.
Passiamo sotto al rifugio e Flora decide di andare a portare un saluto ai caduti della Grande Guerra. Aggiriamo la piccola altura e per prato arriviamo al cimitero e alle trincee e ai manufatti….sempre in sella. Mia moglie è in forma smagliante.

“Gasata” come non mai decide di non fermarsi al rifugio per il necessario riposo e ristoro…”qui c’è da rendere!” “devo provare la bici!”…”Signorsì” rispondo volentieri.
A questo punto le opzioni possibili sono diverse. Scendere verso Molina di Ledro da Bocca Fortini, Scendere a Pre da una strada più in la….oppure…c’è un sentiero, il 421, che da vicino il rifugio scende direttamente a Piani di Pur poco sopra il campeggio. Una occhiata alla carta e vedo subito quanto siano fitte le curve di livello….uhm…Ma è per poco, poi una strada bianca porta fino in basso. “Al limite scendo e spingo” afferma candidamente Flora.
Ok ok, oggi è decisa e non va contraddetta!
Parto in avanscoperta. Dopo un primo tratto ampio e agevole il sentiero picchia vertiginosamente verso il basso. Praticamente un salto di 3-4 metri…siamo a posto, se è tutto così….Alla mia destra sembra ci sia un onesto By pass. Vado in avanscoperta senza bici. Ok ok si va. Aggiriamo la prima difficoltà ed iniziamo a scendere con prudenza. Vado avanti e poi mi fermo ad aspettare Flora.
Quando trovo un ostacolo degno di nota mi fermo, aspetto ed insieme valutiamo le possibilità. In effetti Flora scende tranquilla superando praticamente tutti gli ostacoli. Tranne un paio di punti veramente tosti che passiamo a piedi con la bici al seguito, riusciamo a scendere veramente bene.
Il terreno compatto ed asciutto ci aiuta notevolmente, i gradini di sasso, le radici ecc, non ci sono di ostacolo e le bici se li bevono che è un piacere.
Alla fine il sentiero finisce anche troppo velocemente e ci troviamo quasi spaesati sull’ampia strada bianca. Il sentiero proseguirebbe, ma saggiamente decidiamo di non cercare rogne oltre il lecito, e quindi lasciamo correre le nostre ruote sul comodo. Flora si stufa quasi subito del piattume della strada bianca e quasi quasi si pente di aver lasciato il sentiero….Mamma mia ho creato un mostro!!
La strada bianca finisce velocemente e ora pedaliamo su liscissimo “bitume” abbastanza alti sopra il lago. Cerco inutilmente di scovare un “taglio” che ci porti sulla strada del lungo lago….Niente da fare. Flora con carta e bussola non ci sa fare più di tot, ma a naso è meglio di una cane ….dice che arriviamo in quel punto e in quel punto arriviamo…dritto davanti al cancello del campeggio…
Entusiasta come mai non l’avevo vista annuncia festosa che vuole rifare il percorso a rovescio…(senza il 421)…vuole salire al Tremalzo seguendo l’itinerario della Rampiledro…

Al pensiero, gambe e sedere iniziano a dolermi in modo preoccupante.  

Prima di riporre le mtb sotto apposito telo protettivo, riprovo ad azionare il reggisella telescopico....
Dispettoso di marchingegno! al livello del lago al caldo del sole, funziona che è " 'na bellezza".
Probabilmente una stupida bolla d'aria, oppure troppo stretta la regolazione di velocità di saliscendi...ci avevano messo in difficoltà....ora sembra tutto ok...vedremo domani..

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